Il trekking antimafia organizzato da Libera, con la collaborazione del Comune di Pizzo e dell’associazione Kalabria Trekking, che si è tenuto nella mattinata di domenica 9 marzo, è stato un evento di grande partecipazione e riflessione. L’iniziativa, che ha visto i partecipanti camminare con lo splendido mare di Pizzo sullo sfondo, è stata l’occasione per onorare la memoria delle vittime innocenti delle mafie, in vista della Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno che si terrà il 21 marzo a Trapani.
L’itinerario ha attraversato antichi sentieri ripuliti dai volontari, un cammino simbolico che ha unito la memoria del passato con la speranza di un futuro migliore per la Calabria.
La storia di Pino Russo
Una delle testimonianze più emozionanti è stata quella di Matteo Russo, fratello di Pino Russo, ucciso nel 1994 ad Acquaro, a soli 21 anni. La sua morte avvenne dopo che il giovane aveva iniziato a frequentare la cognata del boss Antonio Gallace. La testimonianza di Matteo ha toccato profondamente i partecipanti, riflettendo sull’importanza del perdono come strumento per elaborare il dolore e trasformarlo in impegno civile. Un esempio di coraggio che invita alla riflessione su come superare le tragedie e lottare per la giustizia.
Libera: “Un’altra Calabria è possibile”
Un altro intervento significativo è stato quello di Giuseppe Borrello, referente regionale di Libera, che ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa: “Abbiamo avuto modo di vedere le bellezze della nostra terra, che purtroppo sono state macchiate dal sangue delle vittime innocenti delle mafie. Storie poco conosciute e dimenticate che raccontano non solo che un’altra Calabria è possibile, ma che un’altra Calabria è sempre esistita: una Calabria che non ha mai abbassato la testa, che non è rassegnata, che non è indifferente”. Un invito forte a non arrendersi e a lottare per una regione libera dalle logiche mafiose.
Conoscere per restare
Un tema ricorrente durante la manifestazione è stato l’importanza di trasmettere la memoria alle nuove generazioni. I partecipanti, tra cui molti giovani, hanno avuto l’opportunità di leggere e approfondire storie di coraggio e di lotta contro la mafia. Il messaggio rivolto ai ragazzi e alle ragazze è che solo attraverso la conoscenza e l’educazione è possibile costruire una narrazione diversa e positiva, che vada oltre gli stereotipi e che possa offrire un futuro di speranza. Un futuro che li spinga a restare e a non emigrare ha sottolineato Borrello.
Riscoprire la propria terra
Il trekking ha offerto anche un’opportunità per riscoprire e amare la propria terra. Lorenzo Boseggia, presidente di Kalabria Trekking, ha sottolineato che l’iniziativa è stata pensata per permettere ai giovani calabresi di riappropriarsi del loro territorio, riscoprendo la bellezza del litorale di Pizzo. “Amate la vostra terra e siate fieri di essere calabresi”, ha esortato Boseggia, invitando i giovani a restare nella propria regione e adottare un ruolo attivo per un cambiamento positivo.
La presenza mafiosa e il dissesto dei comuni
Tra i partecipanti all’iniziativa, il professore Damiano Silipo, ordinario di Economia Politica all’Unical, ha condiviso i risultati di una importante ricerca scientifica sulla quale sta lavorando. La ricerca ha messo in evidenza come “la presenza mafiosa sia la determinante principale del dissesto dei comuni“, con tutte le conseguenze negative che ciò comporta: sospensione della democrazia e incapacità del settore pubblico di rispondere ai bisogni dei cittadini.
Lo studio ha rivelato che “laddove la mafia è più presente, l’emigrazione aumenta di più di 15 volte rispetto alle province limitrofe dove non c’è tale presenza. La mafia induce soprattutto i giovani a emigrare, poiché capiscono che non avranno mai la libertà di realizzare i propri sogni.”
Il professore Silipo ha anche rivolto un messaggio alle nuove generazioni: “I ragazzi e le ragazze calabresi devono credere nella possibilità di un riscatto, che avverrà quando i valori di una minoranza diventeranno patrimonio comune”.