A Vibo Valentia, l’amara constatazione di Italia Nostra – Sezione di Vibo Valentia si abbatte sul destino della storica pavimentazione di Via Luigi Razza. Nonostante la mobilitazione di centinaia di cittadini su Change.org e le proteste dell’associazione, che avevano temporaneamente bloccato le operazioni, la speranza di salvare e conservare l’antico valore, materiale e immateriale, del selciato è definitivamente svanita.
L’associazione, per voce del Presidente avv. Alessandro Caruso Frezza, ripercorre l’iter che ha portato a quello che definisce un “trattamento peggiore e maggiormente distruttivo”. Già in una prima fase, la ditta aggiudicatrice aveva rimosso 71 mq di basole senza la necessaria numerazione che ne avrebbe consentito la corretta ricollocazione. Un errore riconosciuto, seppur parzialmente, dall’allora Soprintendente Sudano e dall’Assessore ai LL.PP. Monteleone.
Il “rammendo” di Pasqua e il ritorno alla distruzione
La situazione aveva visto un’apparente tregua durante la Pasqua, quando l’Ufficio Tecnico Comunale (Ing. Callisti) e l’Assessorato ai LL.PP. (Arch. Monteleone) avevano disposto la ricollocazione del primo tratto di 71 mq divelto, al fine di consentire il passaggio della tradizionale processione dell’Affruntata. L’atto aveva fatto credere a un ripensamento dell’Amministrazione Romeo, malgrado l’assenza di risposte alle richieste formali di Italia Nostra. Tuttavia, dopo l’ennesimo transennamento di agosto, a settembre i lavori sono ripresi con una violenza inaudita sul patrimonio storico.
Basole senza storia: la cancellazione di tre secoli
Il comunicato di Italia Nostra descrive lo stato attuale come la distruzione definitiva: “basole divelte senza alcuna preventiva mappatura e numerazione, accatastate alla rinfusa come se fossero pietre senza storia e senza valore”.
Viene denunciato come sia stato totalmente ignorato il valore culturale del bene: non solo la materialità della pietra, ma anche il suo valore immateriale, testimone di tre secoli di storia e dell’abilità degli antichi artigiani e scalpellini locali, con la loro tecnica di posa a secco. Un valore, tra l’altro, che l’associazione afferma essere stato “totalmente sminuito” dalla sopravvenuta Soprintendente ad interim Mellamace.
L’esito dei lavori è netto: la pavimentazione di tre secoli fa non esisterà più, sostituita da un nuovo manto datato “anno 2025 o anno 2026”.
Inerzia colpevole delle istituzioni?
Italia Nostra conclude con un’accusa diretta e senza appello alle Istituzioni: “Ecco come si distrugge il valore antico di una città. Il tutto nella inerzia colpevole dell’Amministrazione comunale (Limardo e Romeo) e di ogni altra Istituzione che poteva impedire tutto ciò ma non l’ha fatto”.



