La USB Sanità Calabria ha espresso il suo disaccordo in merito al recente decreto del presidente-commissario Roberto Occhiuto, che consente l’apertura di nuove postazioni di ambulanze private da parte di associazioni di volontariato e società esterne. Secondo il sindacato, si tratta di una scorciatoia privatistica che rischia di peggiorare ulteriormente la già critica situazione del sistema di emergenza sanitaria 118. “Non è così che si riducono i tempi di soccorso – si legge in una nota – il decreto è solo l’ennesimo favore al privato, privo di reale efficacia nelle situazioni di emergenza”.
Ambulanze private: limiti e rischi
Le ambulanze delle realtà private non possono intervenire nei codici rossi o gialli, poiché non hanno a bordo personale sanitario qualificato (medici o infermieri). Possono gestire solo trasporti programmati o, nella migliore delle ipotesi, codici minori. “Non daranno alcun contributo concreto nei casi in cui si rischia la vita. Ogni minuto è decisivo – sostiene la sigla sindacale – e non possiamo affidarci a mezzi impreparati.”
Le vere emergenze del 118 calabrese
USB punta il dito contro le vere criticità, che rimangono irrisolte: graduatorie ferme di autisti soccorritori e infermieri, nonostante centinaia di idonei in attesa; ambulanze pubbliche nuove ma inutilizzate, parcheggiate da mesi senza assegnazione; postazioni 118 allo stremo, con turni massacranti e organici ridotti all’osso.
Le proposte: rafforzare il pubblico, non esternalizzare
Il sindacato propone quindi interventi immediati per salvare il servizio di emergenza: attivazione urgente di nuove PET pubbliche (Postazioni di Emergenza Territoriale); assunzioni dirette e rapide, scorrendo tutte le graduatorie esistenti e stop agli annunci e ai decreti inefficaci, per investire realmente nella sanità pubblica.
“Non si risolve l’emergenza sanitaria affidandosi al mercato. Serve una rete pubblica forte, efficiente, ben finanziata. Ogni euro speso nel privato – la chiosa dell’organizzazione – è un euro sottratto alla sicurezza dei cittadini”.