Potere al Popolo Cosenza accoglie favorevolmente l’art. 14 della legge regionale n. 36/2024 (norma Laghi), che vieta la realizzazione di impianti a biomasse nei parchi nazionali e regionali con una potenza superiore a 10 MW termici, prevedendo anche il depotenziamento di quelli già esistenti. Il movimento ribadisce la propria opposizione alla Centrale del Mercure, evidenziandone l’impatto ambientale e sanitario e sottolineando la necessità di garantire i diritti dei lavoratori senza cedere al “ricatto tra salute e lavoro”.
La Centrale del Mercure, costruita negli anni ’60 e inizialmente alimentata a lignite, è stata successivamente riconvertita in centrale a biomassa, entrando in funzione nel 2015 su proposta di ENEL, dopo un lungo iter durato 15 anni. Nel 2018, Sorgenia ha acquisito l’impianto, che oggi ha una potenza elettrica netta di 35 MW (41 MW di potenza elettrica lorda), con una performance molto bassa (efficienza del 26%). L’impianto necessita di circa 350 mila tonnellate/anno di cippato proveniente da legno vergine, rendendolo “molto insostenibile dal punto di vista ambientale”. Per comprendere meglio l’impatto, basta pensare che “la centrale contribuisce solo per lo 0,0002% alla produzione elettrica calabrese” (fonte: Legambiente). Sebbene la biomassa forestale sia classificata come fonte rinnovabile e incentivata dal Testo Unico in materia di Foreste e Filiere Forestali (D.Lgs. 34/2018), “è in realtà una fonte poco sostenibile a causa dei lunghi tempi di recupero dei boschi”. Inoltre, la sua combustione immette in atmosfera “enormi quantità di CO2”, gas serra responsabile del cambiamento climatico, nonché “grandi quantità di particolato ultrafine (PM 2,5), Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) e metalli pesanti”, rappresentando un grave rischio per la salute pubblica e per l’ecosistema fragile del Parco Nazionale del Pollino.
“Noi siamo convinti – si legge in una nota di Potere al Popolo – che un impianto del genere sia incompatibile con la vocazione territoriale del Parco Nazionale del Pollino”, il più grande parco nazionale d’Italia, il cui valore risiede nella tutela ambientale e nelle opportunità economiche e occupazionali legate al turismo e alla sostenibilità. “La difesa strenua della centrale ci sembra, al contrario, la difesa di interessi economici privati”, in particolare del gruppo Sorgenia, che nel 2016 ha ricevuto 39 milioni di euro di incentivi pubblici, a fronte di 10 milioni di guadagno dalla produzione di energia. Sulla questione dell’occupazione, il consigliere regionale Ferdinando Laghi ha dichiarato che “dentro la centrale non sono un centinaio di addetti, sono 26, che potrebbero tranquillamente lavorare in un regime di legalità per come previsto dal piano del Parco”.
“Come Potere al Popolo Cosenza chiediamo che vengano date garanzie a questi lavoratori e che non siano loro a dover pagare la speculazione in atto. Non dobbiamo cedere al ricatto che ci costringe a scegliere tra salvaguardia dell’ambiente e sostentamento economico. È possibile e necessario individuare soluzioni alternative che garantiscano sia la tutela della salute pubblica e dell’ecosistema del Parco Nazionale del Pollino, sia i diritti dei lavoratori. No al ricatto tra salute e lavoro!”.