15 Giugno 2025
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Chiesti 10 anni e 5 mesi in Appello per Lucano, il legale: “Reati insussistenti”

“I reati contestati a Lucano sono insussistenti”. Lo ha affermato, incontrando i giornalisti, il difensore di Domenico ‘Mimmo’ Lucano, Giuliano Pisapia, a conclusione del dibattimento odierno in Corte d’Appello (LEGGI QUI). La prossima udienza si terrà il 30 novembre. “Il prossimo 30 novembre – ha proseguito Pisapia – spiegheremo i motivi del nostro appello e speriamo in un esito positivo del processo”.  Il penalista, eurodeputato del Pd, ha parlato di “requisitoria pacata dei pubblici ministeri, ma non condividiamo sia le richieste di condanna, sia le motivazioni”.

Mimmo Lucano, sindaco di Riace, nella Locride, era stato arrestato il 2 ottobre 2018 con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e il 30 settembre del 2021 fu condannato dal Tribunale di Locri a 13 anni e due mesi di reclusione per associazione a delinquere, truffa, peculato e abuso di ufficio, insieme ad altre 17 persone.

Mimmo Lucano, sindaco di Riace, nella Locride, era stato arrestato il 2 ottobre 2018 con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e il 30 settembre del 2021 fu condannato dal Tribunale di Locri a 13 anni e due mesi di reclusione per associazione a delinquere, truffa, peculato e abuso di ufficio, insieme ad altre 17 persone.

Commentando la sentenza di primo grado, Domenico ‘Mimmo’ Lucano affermò di essere stato condannato “per aver affidato in modo diretto a due cooperative la gestione dei rifiuti, che per noi  – disse – era l’unico modo per sottrarci dal dominio di un’unica ditta partecipante che trattava anche rifiuti pericolosi, una risorsa per dare lavoro a immigrati e disoccupati”. Numerosi furono gli accertamenti degli inquirenti sul suo stato patrimoniale, senza rilevare alcun arricchimento illecito. “Il nostro è stato semplicemente l’esempio di una comunità che ha dimostrato umanità – disse Lucano – e voglio che il mondo sappia per rispetto della verità e della democrazia, che non mi sono mai avvalso della facoltà di non rispondere perché quanto mi è successo ha una dimensione collettiva e pubblica”.

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