Una notte come tante, un rientro tranquillo dopo aver salutato gli amici. La strada che conosceva bene, quella Provinciale 17 che costeggia la Motorizzazione civile di Catanzaro, lo stava riportando a casa. Ma Christian non è mai arrivato.
Intorno all’1:20, l’allarme lanciato alla centrale operativa dei Vigili del Fuoco. Una Alfa Romeo Mito, la sua, si è scontrata frontalmente con una Giulietta guidata da un 42enne. L’impatto è stato violentissimo. Per Christian Pitingolo non c’è stato nulla da fare.
Una notte maledetta
Aveva solo vent’anni, compiuti lo scorso 20 gennaio. Un ragazzo come tanti, eppure diverso. Con la voglia di fare, la testa sulle spalle, il cuore acceso. Aveva scelto di non pesare sulla famiglia, e mentre frequentava l’ultimo anno all’Istituto Professionale di Catanzaro, lavorava come cameriere in un ristorante della provincia.
Christian era di quelli che si rimboccano le maniche, che sognano senza dimenticare il presente, che costruiscono ogni giorno la strada per il proprio futuro. E quella strada, crudele ironia, gliel’ha strappata via per sempre.
La scena dell’incidente
Sul luogo dello schianto, i soccorritori si sono trovati davanti a un’immagine struggente. Il corpo del ragazzo era intrappolato nell’abitacolo. I Vigili del Fuoco di Catanzaro, con l’autorizzazione del magistrato di turno, lo hanno estratto con delicatezza e dolore.
L’altro conducente, ferito gravemente ma in condizioni stabili, è stato trasportato d’urgenza in ospedale. Intanto i Carabinieri lavorano agli accertamenti per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. Ma nulla restituirà la vita a Christian.
Una città in lacrime
Catanzaro si è svegliata nel silenzio di un lutto collettivo. I social sono pieni delle sue foto, dei messaggi dilaniati dal dolore degli amici, dei compagni di scuola, di chi l’aveva conosciuto anche solo per un istante. “Era solare, era gentile, era vero” scrive qualcuno. “Aveva ancora tutto davanti”, ripetono altri, con la voce rotta dalla rabbia e dallo sconforto.
Un’anima piena di vita
Christian amava le moto, più di ogni altra cosa. Possedeva una CRF 450 rossa, la sua passione, il suo sfogo, il suo sogno a due ruote. Gli brillavano gli occhi ogni volta che ne parlava. Dentro quel ragazzo, c’era una voglia di vivere che contagiava. E adesso, proprio quella vita piena, intensa, è finita. Una scia di dolore resta dietro di lui: i genitori, la sorella, gli amici. Un’intera comunità che oggi si interroga sul perché. Ma la risposta non c’è. Non ci sarà mai.