Una storia di rabbia e di dolore. Di sofferenza e ingiustizia. C’è ancora una Catanzaro che “si gira dall’altra parte” e “ignora” i fragili e gli indifesi. Maria Rosa Critelli da anni lotta per un alloggio popolare. Nel 2020 arriva l’assegnazione. Ma l’immobile è occupato abusivamente. Inizia il calvario. Dall’ufficio politiche sociali del comune di Catanzaro, a cui è iscritta dal 2013, la risposta sarebbe stata laconica: “Signora ci dispiace”. Con lei ci sono quattro figli minori, tra cui due disabili, e il marito senza lavoro. Prima dell’assegnazione il “loro rifugio” (c’era solo un bimbo di otto anni) era un appartamento di 40 metri quadri.
Il sequestro preventivo dell’immobile
“Quando nel 2017 è arrivato il secondo figlio l’appartamento non bastava più”, racconta Maria Rosa. Inizia il su e giù in direzione Aterp. Dopo tre richiami per assegnazione in viale Isonzo, finalmente il telegramma del dicembre 2020 per un ulteriore assegnazione in via Teano. “Ma la casa è occupata – ci dice -. Una signora di buon cuore al piano di sotto ci ospita per un periodo e nel 2021 chiede di potermi inserire nel suo nucleo familiare”. La richiesta, purtroppo, viene respinta. La gentile signora passa a miglior vita “e noi – insiste Maria Rosa – continuiamo ad abitare lì fino al 2022 quando ci viene notificato il sequestro preventivo dell’immobile”. Tradotto: venti giorni di tempo per liberare l’alloggio.
L’incubo della casa famiglia
Nel frattempo arriva il terzo bimbo. “Tramite un legale – prosegue il racconto di Maria Rosa – avevamo regolarizzato la nostra posizione con tanto di contratto luce e il “vantaggio” derivante dalle patologie dei bambini: uno con problemi psichiatrici, perché bullizzato a scuola per tre anni, e l’altro con una malattia renale (ora aggravatosi) con diabete”. Bambini che sembarno finalmente felici: la cameretta e il sogno di vivere in una casa comoda e accogliente. Ma quando non gira, non gira. “Mi mandano in una casa famiglia con i piccoli – rievoca Maria Rosa – A quel punto ho fatto le valigie e sono andata via lasciando l’alloggio nel 2024. Così siamo rimasti in affitto per un anno. Nel frattempo è arrivato il quarto bimbo e mi sono ritrovata a casa di mia madre, in 45 metro quadri di casa, e con la presenza del suo compagno affetto da patologie respiratorie. L’avvocato Giovanni Gemelli, a cui ci siamo rivolti, ha inoltrato la documentazion all’Aterp. Lì sono fermi da febbraio. Tutto tace, nessuna risposta, nessun aiuto”.
Anche “Le Iene” non ridono
Nessuna risposta, dunque, ai suoi appelli. Per Maria Rosa sembrerebbe regnare solo il silenzio. Anche “Le Iene” questa volta pare non abbiano sorriso. Anche Rete4 non avrebbe colto il grido di dolore. “Ho chiesto più volte di farmi tornare nell’alloggio, ora murato, in via Teano, non in riva al mare. Non importa la zona, importa avere casa nostra casa, quella che ci spettava di diritto. è una vergogna vivere così con quattro minori e un marito senza lavoro”. Questo il grido urlato da Maria Rosa Critelli. Chiede solo dignità. Nient’altro. È difficile, nel 2025?