L’inquinamento dell’ecosistema marino parte, paradossalmente, dalle aree montane. Alcuni comuni, non dotati di condotte fognarie collettate ai depuratori, sono costretti a sversare i loro liquami negli affluenti del fiume Mesima, che sfocia nel Mare Tirreno nel tratto compreso tra i comuni di Nicotera e San Ferdinando.
Un depuratore costato oltre un milione di euro
Per evitare che questo accada, occorre accendere i riflettori sui comuni di Acquaro, Arena e Dasà, che avrebbero dovuto servire il territorio con un depuratore consortile, oggi fuori uso. La piattaforma, costata oltre un milione di euro, è abbandonata dal 2019.
Attivo solo pochi mesi sotto la gestione Corap
L’impianto, realizzato nel comune di Acquaro, è entrato in funzione solo per pochi mesi sotto la gestione dell’ex Corap. Doveva trattare i reflui fognari provenienti dai tre comuni montani, ma oggi rappresenta una seria minaccia ambientale per tutto il comprensorio vibonese.
Un’opera attesa per dieci anni
L’iter per la realizzazione dell’opera è partito nel 2009. Dopo una lunga attesa di dieci anni, l’impianto è stato completato e attivato, ma il suo funzionamento è durato appena qualche mese. Adesso, divorato dalla ruggine e sepolto tra rovi e sterpaglie, giace in uno stato di totale abbandono.
I Comuni non hanno più competenza
Oggi i Comuni interessati non hanno alcuna competenza sull’impianto. La gestione è passata al Commissario unico per la depurazione, che sovrintende agli impianti di tutta la Calabria. Ma al momento non si registrano segnali concreti per una possibile riattivazione.
Un appello al Commissario unico
C’è solo da sperare che il Commissario unico per la depurazione, già in campo in altri territori calabresi, intervenga al più presto per rimettere in funzione un impianto strategico per l’ambiente e la salute pubblica. Ogni giorno di inattività è un colpo inflitto al territorio vibonese e al mare Tirreno.