Una notizia clamorosa scuote il calcio calabrese: Francesco Sergi, presidente dell’U.S. Palmese 1912, ha annunciato sui social il suo addio al club, raccontando anche di essere stato vittima di un atto intimidatorio.
Secondo quanto reso noto dallo stesso dirigente in un lungo post, nei giorni scorsi sono stati esplosi colpi di pistola contro la sua abitazione, un gesto che ha avuto l’effetto di chiudere per sempre la sua esperienza calcistica.
Un addio social dopo quattro anni di sacrifici
Il presidente Francesco Sergi lascia ufficialmente la Palmese dopo quattro anni difficili, iniziati nel 2020 con un’azione che aveva evitato la scomparsa della squadra. “Quando fui chiamato per un salvataggio in extremis – scrive – non mi tirai indietro. Ho dato tutto: soldi, salute, tempo, lavoro, per restituire dignità calcistica a questo progetto sociale”.
L’annuncio è arrivato direttamente tramite Facebook, canale con cui Sergi ha voluto parlare alla tifoseria e all’intera città di Palmi. Un post dal tono amareggiato e diretto, che non lascia spazio a interpretazioni.
La delusione per il progetto fallito
Sergi ha spiegato di aver già pensato in passato a un passo indietro, ma di essere rimasto per senso di responsabilità. “Avevo detto che mi sarei fatto da parte già un anno fa, ma non ho voluto abbandonare la barca. Quest’anno volevo fare di più, ma il progetto è fallito”.
Una dichiarazione che lascia intendere non solo stanchezza, ma anche solitudine gestionale e scoramento davanti a una realtà difficile da cambiare, nonostante gli sforzi economici e umani profusi.
Il saluto finale alla tifoseria il 27 aprile
Il saluto ufficiale alla tifoseria è previsto per sabato 27 aprile, in occasione dell’ultima partita di campionato. Sarà probabilmente un momento carico di tensione e commozione, ma anche l’ultima occasione per dire grazie a chi ha sostenuto il progetto.
Il futuro della Palmese è un’incognita
Dopo l’annuncio shock di Sergi, il futuro della Palmese resta avvolto nell’incertezza. La squadra potrebbe ritrovarsi senza una guida proprio nel momento in cui servirebbe stabilità. E sullo sfondo, l’ombra inquietante di intimidazioni che nulla hanno a che fare con lo sport.