di Mimmo Famularo – E’ un spaccato inquietante quello che sta emergendo dalla deposizione-fiume di Andrea Mantella nell’ambito di “Rinascita Scott”, il maxi processo alla ‘ndrangheta. Mentre a Vibo si festeggia per la proclamazione della città a capitale del libro 2021, a pochi chilometri di distanza nell’aula bunker di Lamezia Terme il collaboratore di giustizia continua a raccontare l’altra faccia di Vibo, quella sporcata dagli intrecci tra le ‘ndrine e la politica ma anche dalla complicità di imprenditori che per paura o per convenienza con la ‘ndrangheta convivono e, a volte, fanno anche affari. Il quadro dipinto dall’ex boss scissionista è quello di una città collusa dove c’è tanto nero, molto grigio e poco bianco. Politici “collusi”, avvocati “postini”, professionisti al servizio dei clan e imprenditori che scendono a patti con il “diavolo” senza farsi troppi scrupoli. “A Vibo – dichiara Andrea Mantella – non c’è settore che non è messo sotto estorsione. La ‘ndrangheta controlla tutto e nove imprenditori su dieci sono funzionali”.
Mantella e la paura di denunciare
Per tanto, troppo tempo Vibo è stata “zona franca” dove l’impunità è stato il principale sponsor di boss e sodali, spavaldi e arroganti nella terra di nessuno. “Forse – aggiunge Mantella – solo uno su dieci ha denunciato all’autorità giudiziaria. A Vibo non denuncia nessuno perché se lo fai non puoi più lavorare perché – ribadisce – tutto è controllato dalla ‘ndrangheta”. Mantella ripete quindi un concetto già espresso nelle precedenti udienze: il mafioso ti dà lavoro e decide chi far lavorare. Se non ti adegui sei fuori. O, almeno, era così prima del ciclone “Rinascita Scott”. “In base alla mia esperienza trentennale – aveva dichiarato proprio la scorsa settimana il pentito che con le sue dichiarazioni ha dato impulso alla maxi inchiesta della Dda di Catanzaro – il 99% degli imprenditori vibonesi è in mano alla ‘ndrangheta. Non ne ho mai conosciuto uno che non fosse referente, intraneo o anche protetto dai clan. Perché per lavorare ti serve, appunto, la protezione. Per questo motivo sono pochi quelli che hanno denunciato”.
Il “sistema” Vibo
Descrivendo la “sua” Vibo, Mantella parla di una vero e proprio “sistema” alimentato dall’area grigia e da quei “colletti bianchi” che hanno reso la ‘ndrangheta vibonese più forte, più pervasiva, più impermeabile mentre la città si impoveriva diventando sempre più invivibile: “Quando c’è un appalto – afferma il pentito – la ‘ndrangheta lo sa prima degli stessi imprenditori: dall’ospedale alle strade da asfaltare. Poi ci sono le sentenze strane: i boss vengono assolti e gli aguzzini vengono condannati a pene irrisorie”. La conseguenza? Un senso di sfiducia nello Stato. “Solo se lo Stato prevale si riacquista la fiducia”, parola di Andrea Mantella, il pentito che con le sue dichiarazioni sta sgretolando il muro dell’omertà svelando il vero volto di Vibo.
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