19 Aprile 2025
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Calabria

A processo per il regalo di un’antica monetina, il vicepresidente della Regione assolto: “Il fatto non costituisce reato”

Filippo Pietropaolo esce indenne dal processo nato dall’operazione “Tempio di Hera”: per i giudici non c’è ricettazione. La moneta, del valore di appena 50 euro, era un dono personale ricevuto anni prima da un professore oggi deceduto

Una moneta antica, del valore stimato di cinquanta euro. Un gesto di cortesia, risalente a oltre dieci anni fa. Tanto è bastato per trascinare davanti a un tribunale Filippo Pietropaolo, oggi vicepresidente della Regione Calabria, accusato di ricettazione nell’ambito dell’inchiesta “Tempio di Hera”.

Otto anni dopo l’operazione dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, il Tribunale di Crotone ha messo la parola fine su una delle posizioni più delicate del processo: Pietropaolo è stato assolto con formula piena, “perché il fatto non costituisce reato”.

L’inchiesta Tempio di Hera

Tempio di Hera, coordinata dalla Procura della Repubblica di Crotone e avviata nel gennaio 2017, era un’indagine di ampia portata che portò alla scoperta di una presunta organizzazione dedita allo scavo e alla commercializzazione illegale di reperti archeologici in territorio calabrese. L’operazione fu condotta dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza e coinvolse 52 persone, due delle quali arrestate, una posta ai domiciliari e nove sottoposte all’obbligo di firma.

L’assoluzione del vicepresidente Pietropaolo

Tra le persone rinviate a giudizio figurava anche Filippo Pietropaolo, oggi vicepresidente della Giunta regionale della Calabria. All’epoca dei fatti, Pietropaolo ricopriva l’incarico di consigliere d’amministrazione della società privata Seta S.r.l. Secondo l’impostazione accusatoria, avrebbe ricevuto una moneta antica – successivamente individuata come un esemplare dei Brettii – da uno degli indagati, il professor Attianese, in relazione all’assunzione del figlio dello stesso all’interno dell’azienda. Il valore stimato della moneta: 50 euro.

La vicenda è stata al centro di un intenso confronto processuale, al termine del quale il collegio penale presieduto dal dottor Edoardo D’Ambrosio, presidente del Tribunale di Crotone, ha pronunciato l’assoluzione di Filippo Pietropaolo con la formula “perché il fatto non costituisce reato”.

A sostegno della linea difensiva, l’avvocato Francesco Laratta ha depositato agli atti la documentazione comprovante la regolare provenienza della moneta, acquistata in un’asta e pagata con strumenti tracciabili. Il professor Attianese – scomparso nel frattempo e descritto come persona stimata, già consulente della stessa Procura di Crotone – avrebbe donato la moneta per mere ragioni di riconoscenza personale, non riconducibili ad alcuno scambio illecito.

Le condanne: 5 anni a Godano, 3 anni ai Filoramo e a Verterame

Il Tribunale ha invece inflitto condanne significative per i reati associativi e per lo scavo illecito di beni archeologici, confermando la struttura organizzata dell’attività illecita. In particolare: Vincenzo Godano è stato condannato a 5 anni di reclusione; Francesco Salvatore Filoramo, Luca Filoramo, Carmine Francesco Verterame e Vittoria Villirillo e 3 anni ciascuno; Francesco Arena a 2 anni per il possesso di un manufatto in bronzo raffigurante una testa di serpente. A tutti è stata riconosciuta la continuità del reato, ma esclusa l’aggravante della transnazionalità.

Assoluzioni e prescrizioni

Il dispositivo, letto in udienza pubblica, ha dichiarato la non punibilità per diversi imputati, sia per intervenuta prescrizione sia per il decesso degli indagati. Nessun risarcimento è stato riconosciuto alla parte civile. Il Tribunale ha inoltre disposto la confisca dei reperti archeologici rinvenuti, eccettuando alcuni beni per i quali è stata accertata la provenienza lecita o che erano oggetto di perizie regolarmente documentate.

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