13 Maggio 2025
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Calabria

Auto e negozi in fiamme nel Soveratese: il raid punitivo e il movente degli atti intimidatori

Nelle carte dell'inchiesta il modus operandi dei due indagati e le vendette contro chi aveva osato ostacolare i loro interessi economici ed affettivi

Un’azione punitiva, studiata nei dettagli e realizzata con lucidità, quella di mettere in atto una catena di incendi dolosi, tentati e consumati, tutti avvenuti tra l’8 e il 14 marzo 2025 in vari punti di Satriano. Auto bruciate, negozi colpiti, paura crescente in paese. Nella richiesta formulata dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Saverio Sapia che ha portato i carabinieri della Compagnia di Soverato ad eseguire l’ordinanza di misura cautelare  agli arresti domiciliari, vergata dal gip Chiara Esposito nei confronti di Rocco Guido Mellace, 36enne imprenditore di Satriano nel settore delle onoranze funebri e per Vincenzo Scicchitano, suo coetaneo e braccio operativo (LEGGI), viene svelato piano e movente degli atti intimidatori. 

Il movente

 Gelosie personali, questioni sentimentali irrisolte, vecchie ruggini familiari, e soprattutto dissidi economici e professionali legati all’impresa funebre di famiglia: dalle liti per un muro condiviso ai dissapori per la scelta di una banda musicale non “autorizzata” durante un funerale. E il modus operandi dei due indagati, sotto inchiesta a vario titolo per incendio doloso, tentato incendio, minacce aggravate, sarebbe stato sempre lo stesso: inneschi con diavolina posizionati sotto le ruote posteriori, spesso vicino al serbatoio del carburante, per massimizzare il rischio di esplosione. ll primo incendio si è verificato all’1:53 dell’8 marzo in via Boccioni: in fiamme una Fiat 500X , poche ore dopo, alle 2:50, un altro attacco in Corso Vittorio Emanuele, questa volta contro una Fiat Idea, salvata solo dal pronto intervento della vittima e del figlio. A distanza di ore, anche una Hyundai ix35 è stata parzialmente bruciata. Nei giorni successivi, altri bersagli: una Fiat Sedici attaccata due notti consecutive (9 e 10 marzo), e il 14 aprile l’incendio doloso al salone di un parrucchiere che in passato aveva avuto rapporti con la famiglia Mellace legati all’attività di impresa funebre.

“Mi chiese di bruciare le auto in cambio di sigarette”

Importanti ai fini delle indagini le testimonianze delle vittime, ma anche le dichiarazioni di un uomo, escusso a sommarie informazioni, che ha raccontato agli investigatori come Mellace gli avesse offerto consumazioni gratuite e sigarette in cambio della disponibilità a incendiare veicoli di rivali “scomodi”, indicandogli perfino i percorsi, le auto e i materiali da usare. L’uomo si era rifiutato ma ha descritto Mellace come “vendicativo e ossessionato dalla concorrenza funeraria”.

Incastrati dalle telecamere

Decisive per l’inchiesta le immagini di videosorveglianza che hanno immortalato una Skoda Octavia blu riconducibile a Mellace, transitare più volte davanti alle scene degli incendi e a bordo dell’auto sempre gli stessi due uomini: Mellace alla guida, Scicchitano al lato passeggero. La macchina effettua più passaggi, si sofferma, agisce, scappa. Le intercettazioni ambientali nella Skoda Octavia hanno confermato i sospetti. I due parlano degli incendi, temono di essere stati ripresi, ridono nervosamente, sperano che nessuno li abbia visti.  In una conversazione del 12 marzo, commentano sarcasticamente un incendio boschivo: “Eh sì, mo ci accusano pure della montagna”, ride Scicchitano. “Già ci arrestavano”, gli risponde Mellace. In un’altra intercettazione, parlano dell’invito a presentarsi ai carabinieri, convinti che nessuno li abbia visti: “Non è che hanno visto qualcosa? Perché se avevano visto… era diverso”. La ricostruzione degli inquirenti è netta: quella dei due indagati è stata un’azione seriale, organizzata, con un preciso disegno intimidatorio. Gli episodi, ravvicinati nel tempo, simili nella tecnica, connessi nei bersagli, delineano un quadro di violenza reiterata ai danni di concittadini con cui Mellace e Scicchitano avevano conti aperti. La sequenza, la ripetizione dei gesti e i legami tra autori e vittime  un disegno criminoso chiaro e continuato, destinato a colpire chi aveva leso il loro onore, interessi economici o legami affettivi.

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