La consigliere comunale di Vibo Elisa Fatelli, il marito Antonio Raffaele, 58 anni di Soriano, i fratelli di quest’ultimo Ettore, Pietro Gerardo e Filippo, rispettivamente 51, 54 e 59 anni, anche loro di Soriano; l’imprenditore Domenico Antonio Bilotta, detto Tony, 79 anni di Pizzo, il commercialista Giuseppe Betrò, 73 anni pure lui di Pizzo ed Ernesto Clerici, 82 anni, di Albavilla, provincia di Como. Sono le otto persone coinvolte nell’indagine del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Vibo Valentia coordinata dalla Procura di Vibo guidata da Camillo Falvo. Una nona persona formalmente indagata, Anna Grillo (madre dei Raffaele), è nel frattempo deceduta. Tutto ruota intorno a una presunta bancarotta fraudolenta scaturita in un divieto temporaneo di esercitare attività economiche ed imprenditoriali per 6 mesi. La misura cautelare riguarda i tre fratelli Raffaele. Contestualmente le fiamme gialle hanno eseguito un sequestro preventivo per circa 5 milioni di euro. Ai destinatari dei due provvedimenti si contesta, nella loro veste di amministratori di fatto e di diritto, il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale aggravata.
Le origini dell’inchiesta
Curiosamente il procedimento trae origine dalla trasmissione, da parte del Tribunale di Vibo Valentia, della relazione redatta dall’avvocato Maria Limardo (dal 2019 sindaco di Vibo), curatore fallimentare di “Pianeta Casa Srl”, dichiarata fallita nell’ottobre del 2016. Le indagini, la ricognizione societaria, esposta nella relazione del curatore, e le successive integrazioni dello stesso, nonché gli accertamenti del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e della sezione di Vibo, hanno consentito di delineare un quadro accusatorio nei confronti degli indagati, risultati essere “dediti ad una reiterata attività di distrazione delle risorse societarie, frutto di operazioni fraudolente”; inoltre, le analisi delle compagini societarie hanno evidenziato “inequivocabilmente un rapporto di connessione e di collegamento funzionale/giuridico determinato dalla presenza dei fratelli Raffaele e, in alcuni casi, delle consorti, nella qualità di soci o di amministratori, che hanno assicurato nel tempo (ed assicurano tuttora), il controllo diretto e la chiara identità di gestione fra le diverse società che, correlato alle circostanze di fatto, concretizzano un rapporto ben oltre i limiti delineati dalla normativa e che invece configurano una vera e propria società di fatto fra persone fisiche e società di capitali”.
Le accuse ai Raffaele
Non solo “Pianeta Casa”. Ai Raffaele sono ritenuti riconducibili anche i fallimenti di altre aziende “utilizzate – secondo l’accusa – per finanziare altri investimenti familiari e, dopo aver accumulato debiti – principalmente con l’erario – e spogliate degli assets produttivi a favore di altre società appartenenti al gruppo Raffaele”. Da quanto emerge dalle carte, i fratelli Raffaele avrebbero finanziato, attraverso la “Pianeta Casa Srl”, i vari investimenti personali necessari “per la costruzione/ultimazione del parco commerciale “La Rocca” intestato alla società “El Primero Sas” e per gli immobili degli eredi Raffaele siti a Soriano Calabro”. Gli inquirenti ritengono inoltre che un’altra società fallita, la “M.D. Srl” sia stata costituita con il “preciso fine di sostituire la “Pianeta Casa” nella gestione dei punti vendita in ragione di una non sanabile esposizione debitoria della società poi fallita, per 2,5 milioni di euro di debiti”. Oltre ad aver “distratto i rami d’azienda e i beni di “Pianeta Casa”, la famiglia Raffaele ha utilizzato la stessa per finanziare diverse società appartenenti al medesimo gruppo imprenditoriale: la “El Primero Sas” (operante nel campo della locazione immobiliare) di Elisa Fatelli, la ditta individuale “Raffaele Antonio” (Commercio al dettaglio di articoli per la casa), la “Merkatutto Srl” (Commercio al dettaglio di elettrodomestici)”.
Nell’indagine viene anche contestata la presunta distrazione di risorse finanziarie a favore dei familiari Raffaele “per i quali non è stata rinvenuta alcuna motivazione economica” e tali movimentazioni “sono state effettuate a seguito di un preliminare di vendita di porzioni immobiliari costruiti mediante le somme, ammontanti a 565mila euro, prelevati dalle casse della fallita da Antonio Raffaele a seguito di un preliminare di vendita stipulato il 15 gennaio 2006 il cui contralto definitivo – mai stipulato – si sarebbe dovuto perfezionare entro la data del 31 dicembre 2012, tra la lo stesso e ”Pianeta Casa””.
I rapporti con la ex Banca di Credito Cooperativo di Maierato
Nell’inchiesta finiscono anche due nomi “eccellenti”: il noto imprenditore Tony Bilotta e il commercialistia Giuseppe Betrò, rispettivamente presidente e presidente della collegio sindacale della Banca di Credito Cooperativo di Maierato. Nel 2013 la Banca d’Italia aveva avviato una ispezione nei confronti della Bcc rilevando diverse anomalie sui rapporti intercorsi con la stessa “Pianeta Casa”. Nella relazione si parlava di “anomalie nella gestione delle relazioni creditizie con la società “Pianeta Casa” di cui l’ex consigliere Antonio Raffaele è amministratore unico e detiene il 45% del capitale”. In particolare, si rilevava la “concessione di fidi temporanei, ripetutamente prorogati, sovente in assenza di analisi istruttorie dell’Ufficio Fidi”. I successivi accertamenti svolti nel 2015 dalla Guardia di Finanza hanno ulteriormente messo in evidenza il ruolo del consigliere pro-tempore della Bcc di Maierato, Antonio Raffaele che, rivestendo al contempo la carica di amministratore unico di “Pianeta Casa Srl” e quella di socio accomandante della “El Primero Sas” della moglie, in conflitto d’interessi, ha “inequivocabilmente agevolato l’accoglimento delle richieste creditizie avanzate nel tempo dalle due società”. E in tutto questo, i vertici della Bcc di Maierato erano “ampiamente a conoscenza delle difficoltà economiche in cui versavano le due società, esposte nei confronti dell’Istituto Bancario per 975mila euro ma nonostante ciò, le società di Raffaele ottenevano dalla Bcc l’erogazione di somme di denaro e aumenti di fido”. In tale contesto, Bilotta, quale presidente del Cda, Betrò, quale presidente del Collegio Sindacale, Clerici quale direttore generale dell’istituto, “hanno contribuito a realizzare un’arbitraria disposizione di risorse finanziarie dell’Istituto bancario”. C’è da specificare che Antonio Raffaele si era poi dimesso dalla carica di consigliere a dicembre così come si era autosospeso il presidente Bilotta.
“Insufficiente cautela nell’erogazione del credito”
Secondo le indagini, sono emerse condotte attraverso le quali, “violando e travalicando in maniera reiterata le norme e le direttive che regolano gli affidamenti bancari, Antonio Raffaele, insieme ai membri pro-tempore di Cda, Collegio sindacale e Direttore Generale della Banca, ha concorso all’aggravio del dissesto della “Pianeta Casa””; inoltre l’attività del Consiglio di amministrazione “è stata contrassegnata da un’insufficiente cautela nell’erogazione del credito, comprovata dall’incondizionato sostegno concesso a clientela in palese difficoltà economico-finanziaria”. Per quanto concerne, poi, le società appartenenti al Gruppo Raffaele, viene rilevato il “palese conflitto d’interesse che ha avuto ripercussioni nella concessione dei fidi temporanei per complessivi 110mila euro il 26 luglio 2011 e il 27 settembre 2011”. Inoltre, le facilitazioni “sono in parte state trasformate in fidi a revoca e successivamente estinte con erogazione di un mutuo ipotecario alla società del gruppo “El Primero Sas” di cui all’epoca dei fatti Antonio Raffaele risultava socio accomandatario”. Ma vi è di più, ripercussioni vi sarebbero state anche nelle relazioni creditizie in cui non “sono state prese in considerazione le difficoltà finanziarie in cui versavano sia la “Pianeta Casa” che la “El Primero”, nonché in ultimo nella triplice carica di Antonio Raffaele quale consigliere della Bcc di Maierato, Amministratore Unico della “Pianeta Casa” e socio accomandatario della “El Primero”.
Il gip: “Chiaro modus operandi”
Per il gip di Vibo, Barbara Borrelli, che ha vergato l’ordinanza dalle risultanze investigative emerge “chiaro il modus operandi posto in essere da Antonio Raffaele e dai familiari, i quali hanno distratto i beni, i rami di azienda e le risorse finanziarie della società fallita “Pianeta Casa Srl” e , conseguentemente trasferito e impiegato il profitto del reato presupposto nelle società “Merkatutto”, “M.D.” ed ”El Primero”. Inoltre, il medesimo contesto distrattivo hanno anche finanziato la costruzione del parco commerciale “La Rocca” a Maierato, nonché i lavori relativi agli immobili siti a Soriano, di proprietà dei fratelli Raffaele e della di loro madre. L’intento fraudolento perseguito e ottenuto dai Raffaele con le condotte in esame è stato quello di “svuotare” le società ormai in stato di decozione, distraendo i rami aziendali produttivi attraverso la cessione degli s tessi a nuove società create ad “hoc”, in assenza, di reale controprestazione e annullandone le capacità operative”.
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