13 Maggio 2025
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Cosa nostra, ’ndrangheta e camorra unite al Nord: fissata la data della maxi udienza  “Hydra” con 143 imputati

Nell’aula bunker del carcere di Opera parte il procedimento istruito dalla Dda contro il presunto “consorzio” criminale attivo tra Milano e Varese

Si aprirà il 20 maggio nell’aula bunker del carcere di Opera la maxi-udienza preliminare che vede 143 imputati coinvolti nell’inchiesta “Hydra”, coordinata dalla Dda di Milano. Una maxi-operazione che punta a fare luce su un presunto “sistema mafioso lombardo” formato da esponenti di Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, attivo tra le province di Milano e Varese.

Il “consorzio” delle mafie al Nord

Il gup Emanuele Mancini ha già fissato altre 23 udienze fino al 25 luglio. La Procura milanese — con i pm Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane, guidati dal procuratore capo Marcello Viola — ha chiesto il rinvio a giudizio per figure di spicco delle tre organizzazioni criminali.

Tra gli imputati spicca il nome di Paolo Aurelio Errante Parrino, arrestato lo scorso 28 gennaio e ritenuto legato al mandamento di Castelvetrano, quello dell’ex superlatitante Matteo Messina Denaro. Con lui, anche esponenti della famiglia mafiosa palermitana dei Fidanzati, della cosca calabrese dei Rispoli e del gruppo campano dei Senese.

L’inchiesta descrive un presunto patto criminale trasversale che avrebbe saldato in un unico sistema le tre mafie storiche, operanti in sinergia al Nord per gestire affari illeciti e controllare il territorio.

Contrasti in aula, arresti e minacce

Il procedimento ha vissuto fin da subito una forte dialettica tra accusa e difesa. Nel ottobre 2023, il gip Tommaso Perna aveva rigettato 142 richieste di misura cautelare su 153, accogliendone soltanto 11 e bocciando l’ipotesi di associazione mafiosa in forma consortile.

Tuttavia, circa un anno dopo, il Tribunale del Riesame ha ribaltato il quadro, accogliendo la linea dell’accusa e disponendo 41 custodie cautelari in carcere, poi confermate anche dalla Cassazione.

Nel frattempo, sono state rafforzate le misure di sicurezza per il procuratore Viola e la pm Cerreti, oggetto di minacce riconducibili proprio all’inchiesta Hydra. Una vicenda che conferma, se ce ne fosse bisogno, quanto possa essere ancora pericoloso toccare gli equilibri criminali radicati anche nella parte più ricca del Paese.

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