Il fenomeno della pedopornografia online è «in crescita e lo si deve contrastare, e noi lo contrastiamo, ma naturalmente sarebbe necessario prevedere delle misure più incisive di carattere restrittivo nei confronti delle persone che fanno questo ignobile commercio». Lo ha detto il procuratore di Catania, Francesco Curcio, a margine della conferenza stampa sull’operazione ‘Hello’ della Polizia postale di Catania sfociata in 34 arresti e in oltre 110 perquisizioni eseguite in 56 città italiane.
Le vittime bambini dai tre anni in su
Le vittime avevano dai tre anni in su. L’indagine ha svelato la presenza di chat pedopornografiche all’interno di un social network, non tra i più diffusi. «Alcune di queste – ha rivelato il procuratore Curcio – erano frequentate da persone che avevano nickname come “niño con animales” e “niño primeros da zero a sei anni”. «L’indagine – ha spiegato il magistrato – tratta fatti enormemente gravi con migliaia di bambini che resteranno segnati da questi abusi». Gli indagati si scambiavano i prodotti in 25 stanze (gruppi di chat) di un social a seconda dell’età e della nazionalità con dei nomi di account in codice che hanno reso difficili le operazioni degli agenti, durate in molti casi per tutte le 24 ore giornaliere. La condotta criminale consisteva quindi in sistemi di crittografia. I video inoltre venivano creati all’interno della piattaforma e gli accordi tra gli indagati avvenivano tutti online.
Indagine complessa
La lunga complessa indagine, attraverso un’attività sotto copertura svolta d’intesa con questa Procura Distrettuale, su una nota piattaforma di messaggistica istantanea, ha consentito agli specialisti della Polizia Postale di individuare diversi gruppi dedicati allo scambio di materiale pornografico minorile, con bambini abusati in età infantile ed episodi di zooerastia con vittime minori. L’identificazione degli utenti, che attivamente scambiavano immagini e video di pornografia minorile, ha richiesto un lungo lavoro di approfondimento e complesse analisi tecniche che hanno consentito di superare le barriere dell’anonimato in rete, anche con approfondimenti investigativi all’estero disposti dalla Procura etnea. La gran parte degli indagati ha fatto ricorso a sofisticati sistemi di crittografia e all’archiviazione in cloud per occultare il materiale illecito, rendendo estremamente complessa la sua individuazione. L’elevata specializzazione degli investigatori della Polizia Postale e l’impiego di avanzate apparecchiature di digital forensic hanno consentito di ricostruire i percorsi digitali, decrittando dati protetti e rinvenendo prove fondamentali per l’accertamento dei reati.
Arresti in tutta Italia
Gli arrestati risiedono nelle province di Catania, Siracusa, Agrigento, Napoli, Pescara, Foggia, Roma, Latina, Milano, Brescia, Firenze, Reggio Calabria , Cosenza, Pordenone, Lecce, Viterbo, Avellino, Barletta-Andria-Trani, Frosinone, Varese, Vicenza, Cagliari. Le perquisizioni sono state eseguite nelle città di Agrigento, Arezzo, Avellino, Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Caserta, Catania, Chieti, Como, Cosenza, Cremona, Firenze, Foggia, Frosinone, Genova, Latina, Lecce, Livorno, Mantova, Massa Carrara, Messina, Milano, Modena, Monza Brianza, Napoli, Oristano, Palermo, Parma, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Pordenone, Potenza, Ragusa, Ravenna, Reggio Calabria , Rimini, Roma, Salerno, Savona, Siracusa, Sondrio, Sud Sardegna, Taranto, Torino, Trapani, Treviso, Varese, Verona, Vicenza e Viterbo Gli odierni indagati sono di varie estrazioni sociali, sono tutti di sesso maschile e con un’età compresa tra 21 e 59 anni. Due degli arrestati, oltre a detenere migliaia di file pedopornografici, avevano immagini e video autoprodotti con abusi sessuali su minori, vittime che sono state già identificate dagli operatori di Polizia. Il materiale è arrivato e sequestrato a tutti gli indagati nel corso delle perquisizioni e al vaglio dei magistrati inquirenti e della Polizia Postale per ulteriori approfondimenti investigativi utili per confermare il quadro indiziario e arrivare all’identificazione delle piccole vittime.