La Corte d’Appello di Lione ha deciso di rigettare la richiesta di scarcerazione avanzata dal difensore di Edgardo Greco, il cosentino accusato di appartenere alla ‘ndrangheta e condannato all’ergastolo in Italia nel 2006 per il duplice omicidio di Stefano Bartolomeo e Giuseppe Bartolomeo era stato arrestato il 2 febbraio 2023 a Saint-Étienne, in Francia, dove lavorava sotto falso nome in una pizzeria.
L’avvocato di Greco, David Metaxas, ha annunciato che presenterà ricorso in Cassazione contro il rigetto della sua richiesta di una misura cautelare meno afflittiva rispetto alla detenzione. La proposta iniziale era quella di sottoporre Greco all’obbligo di firma, senza però concedere la libertà, ma la Corte ha deciso di mantenere la custodia cautelare in carcere.
Chi è Edgardo Greco?
Edgardo Greco è accusato di essere uno degli autori del duplice omicidio avvenuto il 5 gennaio 1991 a Cosenza, dove furono uccisi Stefano Bartolomeo e Giuseppe Bartolomeo. Inoltre, è coinvolto nel tentato omicidio di Emiliano Mosciaro, avvenuto il 21 luglio 1991, sempre a Cosenza. Gli agguati sono considerati un episodio significativo della guerra di mafia che opponeva le cosche Pino-Sena e Perna-Pranno.
Greco, in una recente intervista rilasciata al quotidiano Actu Saint-Étienne, ha dichiarato di essere stato “nel posto sbagliato al momento sbagliato” e ha sempre negato di aver partecipato agli omicidi.
Il lungo periodo di latitanza e l’arresto a Saint-Étienne
Dopo la condanna, Edgardo Greco ha vissuto in latitanza per oltre due decenni, credendo forse che la sua cattura fosse ormai una possibilità remota. “Pensavo che sarei stato dimenticato”, ha confessato. “Forse ho creduto ingenuamente nella prescrizione o nel diritto all’oblio”. Greco è stato arrestato il 2 febbraio 2023 a Saint-Étienne, in Francia, dove aveva cambiato identità e lavorava in una pizzeria sotto falso nome.
Il presunto legame con la ‘ndrangheta
Nel corso delle sue dichiarazioni, Edgardo Greco ha ammesso legami “di amicizia” con alcuni membri della ‘ndrangheta, ma ha sottolineato di non essere mai stato un “elemento centrale” all’interno dell’organizzazione mafiosa. “Ero l’ultima ruota del carro”, ha affermato, minimizzando il suo coinvolgimento nelle attività criminali.