Un’indagine che rischia di avere pesanti ripercussioni sulla gestione dell’AMC, l’azienda municipalizzata che si occupa del trasporto pubblico a Catanzaro. La Procura della Repubblica ha chiuso le indagini preliminari su un presunto sistema di assenteismo e di utilizzo illecito di beni aziendali, portando all’iscrizione nel registro degli indagati di 22 persone: 21 dipendenti e l’ex direttore generale Marco Correggia.
L’accusa principale riguarda la truffa aggravata ai danni di un ente pubblico, contestata alla maggior parte degli indagati. Secondo gli inquirenti, i dipendenti coinvolti avrebbero manipolato il proprio orario di servizio, risultando ufficialmente presenti mentre in realtà si trovavano altrove. I controlli incrociati sui tabulati di presenza avrebbero svelato centinaia di ore di assenza non giustificata, in alcuni casi fino a oltre 1200 minuti in un solo mese.
Assenteismo sistematico: dipendenti “fantasma” in servizio
L’inchiesta della Guardia di Finanza ha portato alla luce numerose irregolarità: i lavoratori dell’AMC avrebbero timbrato il cartellino e poi si sarebbero allontanati dalla sede aziendale per ore intere, pur continuando a risultare in servizio. Il meccanismo, stando agli investigatori, non sarebbe stato occasionale, ma una prassi consolidata.
A incastrare gli indagati sarebbero stati controlli incrociati tra le timbrature elettroniche, i dati GPS dei veicoli aziendali, i filmati di sorveglianza e le testimonianze raccolte. In diversi casi, i lavoratori risultavano presenti sulla carta, ma di fatto irrintracciabili.
L’ipotesi della Procura è che si tratti di una truffa sistematica, che avrebbe generato un danno economico all’azienda pubblica e, di conseguenza, alla collettività. Per alcuni dipendenti, inoltre, è stata contestata la recidiva, avendo già avuto precedenti disciplinari.
Le accuse all’ex direttore generale Marco Correggia
Un capitolo a parte riguarda Marco Correggia, ex direttore generale dell’AMC, accusato di peculato. Secondo l’accusa, tra il 27 gennaio e il 24 febbraio 2023, avrebbe utilizzato un veicolo aziendale, una Jeep Renegade per scopi personali. Il diretto interessato, difeso dall’avvocato Enzo Joppoli, respinge fermamente le accuse e si dice sereno, convinto di poter chiarire tutto già nelle prossime ore. Dalle carte emerge un particolare: per i suoi spostamenti l’ex dirigente non avrebbe mai percepito alcun rimborso spese.
Secondo l’ipotesi accusatoria, tuttavia, la vettura, destinata ai compiti istituzionali, sarebbe stata impiegata con autista per finalità estranee al servizio pubblico, configurando così il reato di appropriazione indebita di un bene aziendale per fini privati.
Il rischio processo e le possibili conseguenze
Con la chiusura dell’inchiesta, gli indagati hanno ora la possibilità di presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati. Se la Procura confermerà il quadro accusatorio, il passo successivo sarà la richiesta di rinvio a giudizio, con un possibile processo per truffa ai danni dello Stato e peculato.
Oltre alle conseguenze penali, per i dipendenti coinvolti si prospettano provvedimenti disciplinari interni da parte dell’AMC, che potrebbe arrivare fino al licenziamento per giusta causa. L’inchiesta ha sollevato un forte dibattito a Catanzaro, mettendo in discussione la gestione delle risorse pubbliche e il controllo sull’effettivo operato dei dipendenti della municipalizzata. Il caso è destinato a far discutere ancora a lungo, in attesa dei prossimi sviluppi giudiziari.