Il giudice per l’udienza preliminare di Milano, Emanuele Mancini, ha fissato tredici “regole generali” per garantire il corretto svolgimento del maxi procedimento scaturito dall’inchiesta “Hydra” della Direzione distrettuale antimafia. Al centro del fascicolo una presunta alleanza operativa tra Cosa Nostra, ’Ndrangheta e Camorra, attiva tra Milano e Varese, con 143 imputati coinvolti e 24 udienze già calendarizzate a partire dal prossimo 20 maggio, tutte nell’aula bunker del carcere di Opera.
Una regia organizzativa per l’udienza monstre
Il gup ha diffuso alle parti una serie di disposizioni logistiche e procedurali per gestire l’afflusso imponente di avvocati, collaboratori e imputati. Le udienze si svolgeranno tra le 8 e le 9 del mattino, con un massimo di 35 interventi delle difese per ogni giornata, mentre le interlocuzioni tra avvocati e imputati in videocollegamento saranno possibili nelle pause.
Sarà un cancelliere a facilitare la verbalizzazione delle presenze, mentre i legali sono stati invitati a valutare la reale necessità della partecipazione dei propri collaboratori. Chi intende chiedere riti alternativi, come abbreviati o patteggiamenti, dovrà comunicarlo in anticipo via mail.
Dalle costituzioni alle dichiarazioni: la tabella di marcia
Nella prima udienza verranno verificate le costituzioni delle parti e le richieste di riti alternativi. A seguire sarà stilato un calendario dettagliato per le discussioni, con la possibilità di svolgere udienze anche il sabato, se necessario, per recuperare eventuali ritardi.
Durante la fase preliminare sarà data possibilità agli imputati di rilasciare dichiarazioni spontanee o sottoporsi a esame.
L’impianto accusatorio
Tra gli imputati per cui i pm Cerreti e Ferracane, insieme al procuratore Marcello Viola, hanno chiesto il rinvio a giudizio figurano esponenti di rilievo di tutte e tre le organizzazioni mafiose: Paolo Aurelio Errante Parrino, legato al mandamento di Castelvetrano, quindi al circuito di Matteo Messina Denaro, esponenti della famiglia Fidanzati di Palermo, della cosca calabrese Rispoli e del gruppo campano Senese.
Il procedimento punta a far luce su un presunto sistema mafioso lombardo, frutto dell’interazione tra diversi clan, operante nel cuore economico del Paese e capace di coordinare affari, estorsioni e influenze illecite con modalità convergenti.