Un omicidio premeditato e maturato in contesti di criminalità organizzata, con lo stratagemma del tranello, chiedendo alla vittima un incontro nelle campagne di Cotronei, per poi convocarlo in un luogo isolato di montagna, dove viene assassinato, spegnendo o rendendo irraggiungibili i cellulari nelle ore precedenti e successive al delitto, per non essere rintracciati. Durante la requisitoria sul delitto di Alberto Luca Valentino, il 38enne di Catanzaro, freddato la sera dell’11 luglio 2019 a Petilia Policastro, il pm della Dda Pasquale Mandolfino spiega i motivi di un agguato studiato e programmato dalla locale di Petilia (LEGGI).
La buca scavata per seppellire il corpo
A fugare ogni dubbio sulla premeditazione, una buca scavata sul Monte “Gariglione”, in un terreno con fitta vegetazione, della cui esistenza se ne avvedono persone impegnate nella ricerca di funghi qualche giorno dopo l’omicidio, fossa, riscontrata poi dai carabinieri, scavata con zappa o vanga, lunga 2 metri circa, larga circa 60 cm e profonda su per giù 80 cm, pronta per seppellire un cadavere, in un terreno del comune di Zagarise, nel Catanzarese al confine con quello di Petilia Policastro, località spesso frequentata da Pierluigi Ierardi, uno dei presunti complici dell’omicidio, che ha un’abitazione di famiglia a poco più di 12 chilometri dal luogo del delitto. Il ritrovamento della pala, avvenuto la mattina seguente l’omicidio, nel dirupo posto sotto strada, di fronte al fabbricato dell’acquedotto comunale, dove è stata parcheggiata la Fiat Panda della vittima e dove durante le fasi omicidiarie era in sosta la Multipla di Domenico Bruno. Gli esiti dell’accertamento del Ris, comprova l’assenza di terriccio sulla pala, segno che l’attrezzo è stato portato dagli assassini per sotterrarne il cadavere dopo aver gettato il corpo della vittima nella fossa già predisposta.
Il delitto perfetto sfumato
Ma qualcosa è andato storto, il delitto perfetto con il metodo della lupara bianca, il tipico modus operandi della cosca petilina per eleminare gli avversari o personaggi scomodi non ha funzionato. L’arrivo imprevisto dell’allevatore, che vede il giovane riverso a terra agonizzante, un arrivo contestuale all’esplosione del colpo d’arma da fuoco che ferisce a morte Valentino, l’unico esploso dall’omicida, che evidentemente non ha avuto neanche il tempo di finire la vittima agonizzante, mette in fuga gli assassini che preferiscono disfarsi dell’attrezzo lanciandolo nel dirupo sottostante la stradina dove sono stati parcheggiati i veicoli.
Gli atti intimidatori e l’omicidio voluto dalla ‘ndrangheta
Valentino aveva intrecciato rapporti di complicità con Ierardi già dal settembre 2018, tanto da incontrarsi soprattutto nei mesi antecedenti al suo assassinio con una cadenza settimanale nell’azienda agricola di quest’ultimo e la decisione di eliminarlo è maturata tra le fila della locale nel cui territorio viene consumato l’omicidio ad opera degli stessi accoscati. Significativi i due atti intimidatori subiti da Valentino nell’agosto 2017, con l’incendio del fuoristrada e dell’estate 2018 con il taglio dello pneumatico dell’auto della moglie, usata anche dalla vittima, entrambi precedenti all’intensificazione e al consolidamento dei rapporti con i petilini. Danneggiamenti culminati nell’agguato commesso quale dimostrazione di forza nei confronti di Valentino, colpevole di avere contrastato i voleri della consorteria egemone di quel territorio. Un monito, per la comunità petilina, per chi avesse osato contrastare l’ordine costituito.
Per la Dda risulta possibile stabilire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che Ierardi, in qualità di esponente della cosca abbia concordato con la vittima l’appuntamento l’11 luglio, incontro al quale partecipa l’altro affiliato Domenico Bruno, da tenersi nella stradina interpoderale di campagna prima di giungere al centro abitato di Cotronei, già oggetto di un loro precedente incontro avvenuto circa un mese prima, per tendergli la trappola, predisponendo già la fossa e sotterrare il cadavere.
Le fasi dell’agguato
Arrivata la sera dell’appuntamento, Valentino si avvia dalla sua abitazione di Caccuri, a bordo della Fiat Panda, munita di dispositivo Gps installato come da contratto assicurativo, giungendo alle 19:54 a Cotronei, nel luogo convenuto, nella stradina di campagna, a margine della provinciale prima del centro abitato di Cotronei, dove lo attendono Ierardi e Bruno giunti 5 minuti prima a bordo della Fiat Multipla. Qui viene comunicato alla vittima un secondo appuntamento, da svolgersi in un altro luogo isolato e lontano da occhi indiscreti, situato sulla montagna posta sopra l’abitato della frazione Pagliarelle. Ripartono alle 20:02 quindi alla volta della nuova destinazione, su due distinte auto, senza effettuare soste intermedie e percorrendo strade differenti. Bruno e Ierardi, rimasti insieme a bordo della Fiat Multipla, nonostante il percorso più lungo arrivano all’imbocco tra via Principe e la stradina che porta alla località “Cavone Grande” prima di Valentino, effettuando una breve sosta e lo attendono. La vittima giunge in quello stesso punto dopo un minuto a bordo della sua Panda. Le due auto si avviano insieme lungo la stradina sterrata che conduce verso Cavone Grande”, percorrendola per 1,3 km, una dietro l’altra, arrestando la marcia contestualmente, alle 20:49, entrambi i veicoli spengono il motore negli stessi frangenti, parcheggiando in uno spazio a ridosso del fabbricato dell’acquedotto comunale. Scesi dai veicoli, Ierardi, Bruno e altri correi allo stato ignoti, invitano Valentino a fare due passi per discutere, mentre qualcuno rimane a vigilare la strada nei pressi delle auto, dove nel frattempo gli stessi hanno avuto tutto il tempo di frantumare con un corpo contundente i due cellulari dell’ignara vittima, che aveva lasciato in auto, riposti poi nel vano della portiera lato guida della Fiat Panda che, come da “copione”, doveva essere distrutta dalle fiamme.
Colpito “a tradimento”
Valentino, mentre parla con uno o più interlocutori al suo fianco, dopo aver percorso a piedi circa 150 metri, all’improvviso, “a tradimento”, viene raggiunto da un colpo di pistola in testa esploso a brevissima distanza e cade a terra frontalmente. Proprio in quei frangenti seguiti allo sparo, dalla parte alta della montagna sbuca, a circa 200 metri di distanza, il fuoristrada dell’allevatore di rientro dalla sua azienda, il killer e i suoi correi si danno a precipitosa fuga, raggiungendo di corsa le auto, disfacendosi della pala, che sarebbe servita a sotterrare il cadavere, e si allontanano a bordo della Fiat Multipla, lasciando in sosta la Panda di Valentino.