14 Giugno 2025
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Calabria

“Metodo Catanzaro”, scontro totale tra magistrati e penalisti. Scintille su maxi-processi e ingiuste detenzioni

Il presidente dell’Anm Catanzaro accusa le Camere penali di strumentalizzare la giustizia. Gli avvocati rispondono con un documento durissimo: “Qui si calpestano i diritti”. Parole al vetriolo e invito al confronto pubblico

Non è più un confronto istituzionale. È uno scontro a viso aperto tra due fronti opposti della giustizia calabrese. Da una parte la magistratura associata che difende l’onore del distretto più esposto d’Italia. Dall’altra le Camere penali che denunciano una deriva autoritaria travestita da efficienza. A far esplodere la tensione, l’intervista del presidente dell’Anm di Catanzaro, Giovanni Strangis, che difende a spada tratta il lavoro dei magistrati, l’operato della Procura guidata per anni da Nicola Gratteri, e rigetta ogni accusa di “metodo Catanzaro” così come descritto dai penalisti.

Ma la risposta degli avvocati è stata devastante: “Altro che fisiologia del processo, qui si riscrivono le statistiche per nascondere gli effetti collaterali della giustizia penale: arresti ingiusti, maxi-processi disumani, silenzio sistemico”. Il risultato? Una frattura insanabile, alimentata da anni di astensioni, numeri ignorati, risposte mai date.

L’intervista al presidente di Anm Catanzaro

A innescare l’ennesima frattura tra magistratura e avvocatura penalista è stata un’intervista pubblicata su LaMagistratura.it, firmata dal presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Catanzaro, Giovanni Strangis che ha definito “strumentali” le critiche ricevute da parte di una fetta dell’avvocatura, accusandola di voler sostenere la riforma della separazione delle carriere attraverso un racconto distorto. “Non esiste alcun appiattimento della magistratura giudicante su quella requirente”, ha dichiarato. “A Catanzaro nessuno risponde ai dettami della Procura. E non c’è timore reverenziale nei confronti dei pubblici ministeri”.

Le condizioni del distretto: organici ridotti e alta rotazione

Nel cuore dell’intervista, Strangis ha richiamato l’attenzione sulla gravità delle condizioni strutturali in cui operano i magistrati calabresi. “Le piante organiche sono insufficienti”, ha spiegato, e i tribunali del distretto soffrono “di un turnover impressionante, con moltissimi magistrati di prima nomina e trasferimenti costanti”.

Le difficoltà logistiche e organizzative, secondo il presidente dell’ANM, impongono un carico di lavoro anomalo, soprattutto per le sedi più esposte, come il Tribunale del Riesame, il gip, e il gup di Catanzaro. La situazione, ha ricordato, è stata oggetto anche di una delibera dell’ANM nazionale a dicembre 2024.

Maxiprocessi e custodie cautelari: la difesa dell’era Gratteri

A proposito del periodo in cui la procura di Catanzaro era guidata da Nicola Gratteri, Strangis ha respinto le accuse di uso sproporzionato delle misure cautelari. “I maxiprocessi non sono un’aberrazione ma una necessità, legata alla gravità dei reati e al grado di infiltrazione mafiosa nel territorio”, ha affermato.

E ha aggiunto: “Se ci sono state assoluzioni, ciò rientra nella fisiologia processuale. Non si può leggere ogni assoluzione come fallimento dell’accusa”. Parole che suonano come uno scudo verso l’azione del pool antimafia catanzarese e verso la stagione di processi come Rinascita-Scott, Imponimento, Maestrale-Carthago.

Le accuse delle Camere penali: “Strangis riscrive la storia”

Ma la risposta delle nove Camere Penali calabresi – da Catanzaro a Reggio Calabria – è arrivata compatta e durissima. In un documento firmato dai rispettivi presidenti, i penalisti smontano le dichiarazioni di Strangis con la solita prosa tagliente. Primo bersaglio: la presunta indifferenza dell’avvocatura verso la carenza d’organico. “Falso. Da anni denunciamo il caos strutturale, il squilibrio cronico tra gip/gup e pubblici ministeri e l’effetto distorsivo sull’intero sistema delle misure cautelari”.

Secondo punto critico: l’origine dei processi di massa. “Non sono imposti dai reati, ma frutto di scelte organizzative tossiche. È l’ideologia dell’efficientismo a basso costo che trasforma la giustizia in una fabbrica di sentenze, sacrificando il diritto alla difesa e la qualità del giudizio”.

La “cura Gratteri” e i costi umani del contagio

Il passaggio più aspro è quello sull'”entusiasmo contagioso” lasciato da Gratteri nella magistratura catanzarese. I penalisti parlano di un potere giudiziario “saldata alla procura da una missione comune” contro un “nemico assoluto”, al punto da zittire i dissidenti.

“Chi non si è fatto contagiare ha pagato un prezzo alto. Non dimentichiamo. E non accettiamo che si trasformi il dissenso in lesa maestà”, si legge. Una critica esplicita al clima interno alla magistratura durante gli anni più caldi dell’antimafia gratteriana.

I numeri sull’ingiusta detenzione: “Catanzaro camuffa i dati”

Una parte sostanziale del documento è dedicata al tema delle riparazioni per ingiusta detenzione, indicato da Strangis come un “falso problema”. Ma per le Camere penali è proprio lì che si misura il danno del “metodo Catanzaro”. “Nel 2022 Catanzaro risultava decima in Italia per risarcimenti, ma era solo un’illusione statistica”, denunciano. Il motivo? “Fascicoli paralizzati, ritardi abissali, e un tasso record di rigetti delle richieste di risarcimento: 61% contro il 48% nazionale e il 26% di Reggio Calabria”.

Il confronto con Reggio è impietoso: tra il 2018 e il 2022 Catanzaro ha aumentato l’arretrato del 42%, mentre Reggio lo ha ridotto del 17%. “Questi sono i numeri. E l’astensione proclamata nel 2023, altro che revocata, si è tenuta eccome”.

Un dialogo impossibile? “Avete paura del confronto pubblico”

Nel finale, il documento accusa apertamente la magistratura associata di chiusura culturale e paura del dibattito. “Abbiamo chiesto per anni un confronto aperto su maxi-processi, custodie cautelari e ingiuste detenzioni. Non abbiamo mai avuto risposta. Al massimo, accuse di voler delegittimare la magistratura”.

Con una stoccata finale: “La capacità di riconoscere le ragioni dell’altro è ciò che distingue il potere democratico da quello autoreferenziale. Ma qui si preferisce zittire le critiche e glorificare le statistiche”. Il documento delle Camere penali non chiude la porta, ma lancia una sfida. “Siamo pronti a confrontarci pubblicamente, con dati e documenti alla mano. Almeno, non ce le manderemo a dire”.

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