16 Maggio 2025
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Calabria

Non procacciò voti per conto della cosca Araniti. La Corte di Cassazione dice no all’arresto di Franco Gattuso

I giudici argomentano il rigetto alla richiesta di misura cautelare per l'uomo tra gli indagati a piede libero nell'operazione "Ducale". Gli veniva contestato di aver raccolto voti in favore del candidato consigliere in carica Giuseppe Neri

Anche la Corte Suprema di Cassazione, dopo il Gip e il Tribunale della libertà, respinge la richiesta d’arresto nei confronti del 61enne Franco Gattuso. L’uomo, reggino, figura tra gli indagati a piede libero nell’operazione “Ducale“, inchiesta che avrebbe scoperto una commistione tra ‘ndrangheta e politica con le ingerenze della cosca Araniti di Sambatello nelle elezioni regionali e comunali del 2020 e del 2021. In particolare a Gattuso veniva contestato di aver raccolto voti in favore del candidato consigliere in carica Giuseppe Neri.

Le motivazioni del rigetto

Nelle motivazioni con cui ha rigettato il ricorso, la Corte Suprema di Cassazione ha “ritenuto insussistente il requisito della gravità indiziaria in relazione al reato di all’art. 416-ter“, non riconoscendo quindi a carico di Gattuso “la qualità di appartenente ad un’associazione di tipo mafioso o di intermediario agente in nome e per conto del sodalizio”.

Si legge ancora nella motivazioni: “In ogni caso, pur volendo accedere alla tesi del ricorrente il quale introduce il tema del ruolo, svolto da Gattuso, di cerniera con la consorteria Ficara-Latella, va considerato il principio, posto dalla giurisprudenza di legittimità, secondo cui “ai fini della configurabilità del delitto di scambio elettorale politico-mafioso, nel testo successivo alle modifiche introdotte, ove il soggetto che si impegna a reclutare i suffragi, pur essendo intraneo ad una consorteria mafiosa, operi “uti singulus”, è necessaria la prova che l’accordo contempli l’attuazione, o la programmazione, di un’attività di procacciamento di voti con metodo mafioso”.

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