13 Luglio 2025
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Calabria

Prescrizione per cinque maestre accusate di maltrattamenti su bimbo disabile a Mileto: una assolta

La sentenza di primo grado era stata emessa il 24 gennaio 2019 dal Tribunale di Vibo Valentia

Si è concluso con cinque prescrizioni e un’assoluzione piena il processo d’appello relativo ai presunti maltrattamenti avvenuti nel 2011 all’interno di una scuola dell’infanzia di Mileto, in provincia di Vibo Valentia, ai danni di un bambino disabile di 5 anni.

Reato estinto per intervenuta prescrizione

La Corte d’Appello di Catanzaro ha dichiarato estinto il reato per intervenuta prescrizione nei confronti di Adriana Mangone (61 anni), Francesca De Liguori Cimino (56), Elena Magliaro (49), Maria Teresa Spina (69) e Maria Rosa Riso (49), tutte precedentemente condannate in primo grado a pene comprese tra i 3 e i 3 anni e 6 mesi di reclusione. A loro carico è stata anche annullata l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, stabilita in primo grado. Nessuno dei legali difensori ha rinunciato al beneficio della prescrizione, scelta che ha consentito alle imputate di evitare una nuova valutazione di merito in sede d’appello.

Confermato il risarcimento ai genitori

Unico caso diverso quello di Anna Maria Veneziani (60 anni), anche lei in precedenza condannata a 3 anni, per la quale i giudici hanno pronunciato una sentenza di assoluzione con formula piena, stabilendo che non ha commesso il fatto. Nonostante la prescrizione, la Corte ha confermato il diritto al risarcimento in favore della parte civile – i genitori del piccolo – rappresentata dall’avvocato Giuseppe Di Renzo, insieme all’obbligo per le imputate di sostenere le spese processuali.

Gli accadimenti passati

L’indagine, condotta dai Carabinieri e battezzata “Operazione Don Rodrigo”, prese avvio nel 2011 dopo la denuncia dei familiari del minore. Le investigazioni – corredate da riprese audio e video all’interno dell’asilo – evidenziarono comportamenti da parte delle insegnanti ritenuti “oppressivi e violenti” sul piano psicologico e fisico, tra cui presunti schiaffi e atteggiamenti intimidatori. La sentenza di primo grado era stata emessa il 24 gennaio 2019 dal Tribunale di Vibo Valentia.

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