13 Luglio 2025
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Calabria

Case di comunità: lavori in ritardo e rischio flop, solo il 9% dei fondi Pnrr erogato

Inizialmente previste in oltre 1700 unità, gli edifici sono poi stati ridotti a 1400, con una soglia minima fissata a 1048 strutture operative

A quasi quattro anni dalla pandemia, la promessa delle case di comunità – strutture sanitarie operative 24 ore su 24 pensate per decongestionare i pronto soccorso – è ancora lontana dalla realizzazione. A lanciare l’allarme è un’inchiesta del programma Report, che denuncia ritardi strutturali, fondi non spesi e carenza di personale.

Fondi stanziati ma fermi

Il progetto rientra nel più ampio piano di riforma della sanità territoriale finanziato con i fondi del Pnrr. Inizialmente previste in oltre 1700 unità, le case di comunità sono poi state ridotte a 1400, con una soglia minima fissata a 1048 strutture operative. Ma a oggi – a un anno dalla scadenza dei fondi, fissata a giugno 2026 – solo il 15% della spesa è stato effettivamente contabilizzato, e appena il 9% dei fondi erogato, secondo quanto riferito da Luca Dal Soggetto, analista di Openpolis. Dal Soggetto segnala anche che i dati ministeriali risultano spesso incompleti, non aggiornati e talvolta imprecisi.

Cantieri aperti, pochi presìdi attivi

Molte regioni si trovano in forte ritardo. Nel Lazio, ad esempio, su 150 strutture previste, solo 5 risultano pienamente operative. La spesa complessiva ammonta a 200 milioni su 1,7 miliardi disponibili. In Veneto, nonostante siano stati assegnati numerosi fondi, solo il 33% delle case di comunità è attualmente funzionante. La situazione non migliora in Lombardia, dove sono previste 189 strutture. L’assessore al Welfare, Guido Bertolaso, ha assicurato che “saranno tutte completate entro marzo“, ma il problema riguarda l’effettiva attivazione dei servizi: su 126 case già realizzate, 85 non hanno un medico di medicina generale, e 112 sono prive di pediatra.

Carenza di medici: il nodo irrisolto

Il vero collo di bottiglia, secondo Report, è rappresentato dalla grave carenza di medici di base, che oggi in Italia sono circa 38 mila, ben 7 mila in meno rispetto a dieci anni fa. Lo stesso ministro della Salute, Orazio Schillaci, aveva proposto di intervenire sulla formazione, equiparando il percorso dei medici di medicina generale a quello degli specialisti, ma la proposta è stata bloccata in Commissione Bilancio per mancanza di coperture. “Li troveremo. Sono problemi che si risolvono, troveremo i fondi“, ha dichiarato il ministro a Report, lasciando aperto uno spiraglio, ma senza fornire al momento soluzioni concrete.

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