Liliana Resinovich non si suicidò ma a causare la sua morte, con ogni probabilità nello stesso giorno della sua scomparsa da Trieste (il 14 dicembre 2021) è stato l’intervento di qualcuno che la avrebbe aggredita e soffocata.
E’ l’esito della super perizia medico-legale effettuata sul corpo della donna. Una consulenza che porta la firma della antropologa Cristina Cattaneo, dei medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone e dell’entomologo Stefano Vanin. I quesiti posti erano stabilire la data della morte di Liliana (la prima perizia la indicò 48-60 ore prima del rinvenimento) e la natura di segni e lesioni sul corpo.
Proprio i segni sul corpo della donna fanno ipotizzare un intervento di terzi, che poi ne avrebbero causato la morte. Per soffocamento, più probabilmente per strangolamento: asfissia meccanica. Liliana sarebbe stata presa alle spalle e messa nelle condizioni di non poter reagire, colpita al volto e poi strangolata, con una torsione brusca del collo, una compressione con l’avambraccio che avrebbe causato anche la frattura a una vertebra. Uccisa lo stesso giorno in cui è scomparsa, il 14 dicembre 2021.
Il cadavere venne però ritrovato il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’ex Opp, poco distante da casa a Trieste. Resta da chiarire se sia rimasto lì per oltre 20 giorni. La perizia non parla di congelamento del corpo. Forse proprio per queste incertezze gli esperti auspicano nuove, specifiche indagini.