La Siria sta vivendo un nuovo capitolo di violenza brutale. Almeno 150 persone, tra cui donne, bambini e anziani, sono state uccise in una serie di massacri perpetrati dalle milizie jihadiste filogovernative, sia siriane che straniere. Le vittime appartengono alla comunità alawita, una setta sciita identificata storicamente con il regime di Bashar al-Assad. Gli attacchi hanno avuto luogo nella regione costiera di Latakia e nell’entroterra centrale di Hama, aree che da tempo sono al centro del conflitto siriano
Esecuzioni, barili-bomba e case distrutte
I pogrom hanno visto l’uso di barili-bomba, un’arma infamante già utilizzata dal regime di Assad contro i civili durante la guerra, ora impiegata anche dai jihadisti contro le località alawite. Decine di video mostrano corpi ammassati, crivellati di colpi e donne disperate che piangono sui cadaveri dei propri familiari. Le immagini scioccanti arrivano da località come Mukhtariye e Arze, dove i miliziani hanno dato alle fiamme interi villaggi. In molti casi, famiglie sono state sterminate, con uomini accusati di essere membri del regime uccisi insieme ai loro cari.
Le radici della violenza
Le violenze sono scoppiate dopo un agguato da parte di miliziani alawiti contro una pattuglia governativa nella zona di Latakia. Da quel momento, è iniziata una “caccia al membro del regime”, trasformandosi rapidamente in una serie di esecuzioni e massacri indiscriminati. Le operazioni sono state accompagnate da violazioni dei diritti umani, mentre i civili sono stati presi di mira senza alcuna distinzione.
Il silenzio delle autorità e la paura del futuro
Le milizie responsabili dei massacri sono legate ad Ahmad Sharaa, autoproclamato presidente siriano e leader della coalizione jihadista sostenuta dalla Turchia. Nonostante il caos, il governo di Damasco ha minimizzato l’accaduto, dichiarando che gli obiettivi delle operazioni erano stati raggiunti, ma senza commentare le violazioni dei diritti umani. La guerra in Siria, ancora una volta, scivola nel sangue e nella violenza settaria, con milioni di persone che continuano a soffrire e a morire.