Una testimonianza intensa e sofferta, interrotta più volte dalla tensione, ha segnato l’udienza di ieri nel processo a carico di don Claudio Marino. La donna, parte offesa nel procedimento, ha parlato per oltre cinque ore, con un’audizione che a un certo punto si è svolta a porte chiuse, vista la delicatezza del caso.
Le accuse contro il sacerdote rogazionista
L’imputato, don Claudio Marino, 49enne sacerdote rogazionista originario di Torino, è accusato di aver violentato una migrante tunisina nell’estate del 2022. L’episodio sarebbe avvenuto all’interno dell’Istituto antoniano “Cristo Re”, la struttura d’accoglienza da lui diretta per anni.
L’udienza e la posizione della Procura
Durante l’udienza, la donna ha risposto alle domande della pm Roberta La Speme e degli avvocati di entrambe le parti.
La Procura, guidata dalla pm Stefania La Rosa e dal procuratore aggiunto Marco Colamonici, aveva inizialmente richiesto la detenzione in carcere per il sacerdote. Tuttavia, la giudice Monia De Francesco ha disposto per lui gli arresti domiciliari in un convento di suore a Napoli.
La difesa e la reazione dell’imputato
Don Claudio Marino, assistito dagli avvocati Salvatore Silvestro e Delia Urbani, ha sempre negato ogni accusa. Durante l’interrogatorio di garanzia, ha ribadito la propria innocenza davanti alla gip De Francesco.
L’assistenza legale della vittima
La vittima degli abusi è rappresentata dall’avvocata Maria Grazia Corio di Palmi, che segue il caso con il supporto della parte civile. Il procedimento, avviato nell’ottobre scorso con la richiesta di arresto, continua a tenere alta l’attenzione sulla vicenda, mentre si attendono ulteriori sviluppi giudiziari.