Per descrivere il degrado in cui si dimenano da decenni le aree industriali di Vibo Valentia e della frazione Portosalvo, ci vorrebbero chilometri di parole. Vi risparmio questo demoralizzante necrologio. Potremmo chiudere il discorso con una frase lapidaria: “In questi luoghi lasciati nel totale abbandono riposano i sogni di sviluppo industriale, di ricchezza e di lavoro di 180mila vibonesi”. Punto. Avremmo già concluso la nostra inchiesta dopo aver passato in rassegna decine di capannoni chiusi e seppelliti dalle erbacce.
È mia intenzione, invece, scandalizzarvi ricordandovi che i 400 milioni di euro spesi attraverso i Patti territoriali sono serviti a costruire “casermoni” inservibili che hanno creato pochissimi posti di lavoro e nessuna vera opportunità di riscatto per un territorio all’ultimo posto per qualità della vita, reddito pro capite e disoccupazione.
Degrado e insicurezza
In questi ultimi giorni ho fatto un vero “tour de force” nelle due zone industriali dove regna degrado e paura. Anzi, la chiamerei vera e propria insicurezza. Parlando con alcuni imprenditori, i pochi rimasti, mi hanno raccontato che non si sentono affatto sicuri per le frequenti intimidazioni e ruberie che subiscono. “Se sono cose di poco conto – sottolineano timorosi – neanche le denunciamo. Se ad agire sono piccoli teppistelli possiamo aggiustarle senza sporgere denuncia”.
Storie di violenza
Tra gli imprenditori coraggiosi che resistono oltre ogni immaginazione, ho raccolto storie da film dell’orrore. “In una delle tante intimidazioni che ho subito – ha raccontato un anonimo imprenditore – hanno decapitato un capretto e mi hanno lasciato la testa. In un’altra rappresaglia notturna hanno riempito un’arancia di proiettili e me l’hanno lasciata davanti all’ingresso. Le pistolettate alle vetrate, saracinesche e automobili non le conto più. Ho sempre denunciato. Non mi sono mai piegato alle loro richieste”. Furti e raid incendiari notturni non si contano più. “Con le pistolettate che ci hanno sparato alle nostre saracinesche – ha aggiunto un altro imprenditore resistente al fuoco e al piombo – avremmo potuto combattere una piccola guerra”.
L’abbandono
In un’altra occasione, un altro piccolo imprenditore si è ritrovato in pieno giorno i banditi con il volto travisato all’interno della sua azienda. “Senza pensarci due volte – ha rimarcato – hanno sparato in aria con mitra e con pistole. In quei momenti drammatici abbiamo temuto per la nostra incolumità fisica”. Di questi racconti ne abbiamo raccolti tanti altri. Quanto basta per gettare una luce sinistra sulle due aree industriali di Vibo Valentia e Portosalvo. Quella che abbiamo descritto è la triste realtà che da anni vivono numerosi diversi imprenditori che operano nelle due aree industriali che si trovano senza alcuna protezione. Mancano persino le telecamere. In alcune zone le hanno perfino rubate.
I sogni infranti
Che fare? Chiudere i battenti o andare avanti? E pensare che quando si spendevano i soldi dei Patti territoriali si facevano sogni grandiosi. Tutte palle che non si possono neanche raccontare. Con quella montagna di soldi si pensava di creare 7mila posti di lavoro. Se ce ne stanno 400, sono pure assai. Sogni infranti di uno sviluppo che non avverrà mai. In primo luogo, per la presenza soffocante della criminalità organizzata. E in secondo luogo, per la mancanza di una vera e propria cultura imprenditoriale.
