L’eredità lasciata dal marito
La baronessa rimase vedova nel 1935 ereditando parte della proprietà del marito, tra cui l’ex “Villa Fazzari”, di epoca cassiodorea, a Copanello. L’edificio – racconta il sito motelcopanello.it – che “a fine 1800 il Colonnello garibaldino Achille Fazzari originario di Stalettì, trasformò l’edificio, distruggendo così le antiche murature preesistenti, ricostruendolo e aggiungendo due ali, sviluppando i tre cortili e ricavando una grandiosa macchina olearia che, per lavaggio in vasche estraeva olio dalle sanse. Dopo pochi anni la scoperta dei solventi e conseguenti sansifici, fece chiudere l’impianto. Fazzari allora, chiamato un famoso architetto fiorentino, fece trasformare il tutto in una grande casa estiva per la propria famiglia e principalmente per i suoi illustri ospiti, infatti, in occasione del centenario dei Vespri Siciliani ospitò nella sua casa di Copanello Giuseppe Garibaldi che vi soggiornò per una notte. Una lapide marmorea posta sulla facciata sud del fabbricato ricorda tale storico evento”.
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“Nel frattempo – riporta motelcopanello.it – i figli si erano imparentati con i conti Larussa di Catanzaro. Fazzari fu certamente condizionato dalle vestigia cassiodoree tanto da farsi seppellire in quella che riteneva la tomba di Cassiodoro. Fazzari si occupò di molteplici cose, tra l’altro sono da ricordare: le sue eroiche imprese da garibaldino, come senatore del Regno tentò il concordato con il Vaticano, nella Ferdinandea costruì la prima ferrovia in Calabria ed una centrale idroelettrica con teleferica per trasporto legname. Inoltre, Fazzari fu anche archeologo dilettante e collezionista di ingenti quantità di reperti raccolti sul promontorio di Copanello ed in seguito dispersi. Nel 1927 gli eredi del Fazzari vendono l’edificio e tutti i terreni del promontorio di Copanello a Giuseppe Falcone. Il nuovo proprietario conserva l’edificio e lo utilizza come casa estiva”.
Le seconde nozze
Morto il primo marito la baronessa si risposa nel 1937, nella cappella gentilizia, con il confinato politico Giovanni Gatti originario di Nonantola, in provincia di Modena. Giovanni Gatti (1913-1993), dopo essersi diplomato geometra frequenta l’Accademia militare di Modena. Vince una monografia di carattere enologico e, con il premio in tasca, parte in bicicletta per Parigi ospite di un cugino che lo introduce in un meeting del Partito Socialista francese presieduto da Leon Blum. Scoperto dall’Ovra (la polizia fascista) viene inviato al confino politico di Squillace. Allo stesso modo di come fu confinato Cesare Pavese a Brancaleone.
A Squillace Gatti incontra la baronessa Marincola e la sposa. Nel 1939 nasce Libero Gatti, poi morto nel 2011. Ma prima, il 1953 il suo primo figlio, Giuseppe Falcone II muore in un incidente automobilistico. Giovanni Gatti, soprannominato da tutti “l’ingegnere”, per le sue capacità nel mestiere, inizia da subito ad occuparsi delle proprietà della moglie, riattiva il vecchio frantoio oleario fermo ormai da molti anni e inizia a gestire l’azienda agricola. La baronessa Elvira Marincola Cattaneo, soprannominata a quel tempo “la mamma dei poveri”, muore nel 1970 e la proprietà va in eredità al figlio Libero Gatti che, nel frattempo, crea il “Museo Naturalistico” (aperto nel 1991) dove espone le sue collezioni di conchiglie e organismi marini, una ricostruzione di barriera corallina e altre collezioni scientifiche naturalistiche.