La storia di Mario Babini, comunista e militare, s’incrocia con la Calabria per essere stato egli inviato, in pieno regime fascista, al confino di Filadelfia, Cortale e Cardinale. E prima ancora nelle Isole Tremiti per aver raccolto fondi a favore della Spagna repubblicana.
Babini, ripetutamente condannato per essersi rifiutato di salutare romanamente, venne liberato il 26 dicembre 1941 e poi assassinato il 6 maggio 1944 a Lugo di Romagna dai militi della Guardia Nazionale Repubblicana, una forza di polizia e di milizia della Repubblica Sociale Italiana.
Il profilo di un partigiano
È la storia del capitano Mario Babini, medaglia d’argento al valore militare, ispettore di Brigata, ardente propagatore della lotta partigiana fin dai primi giorni dell’oppressione nazista. Il Nastro Azzurro così lo descrisse:
«Comunista già noto e schedato, viene arrestato il 20 novembre 1930 per ricostituzione di partito disciolto, costituzione del PCd’I, appartenenza allo stesso e propaganda e attività antifascista. Condannato a 6 anni di reclusione dal Tribunale Speciale il 29 aprile 1931, sconta questa pena ad Ancona. Dimesso per l’amnistia del decennale il 20 novembre 1932, venne arrestato, come detto, il 27 dicembre 1936».
Radiotecnico, Babini aderì giovanissimo al neonato Partito Comunista, per la sua attività politica ebbe ripetuti arresti e processi durante il Ventennio. Dopo l’Armistizio appoggiò la Resistenza partigiana.
Una testimonianza calabrese
Questa storia è stata raccontata a suo tempo da Vito Rondinelli, che era di Filadelfia.
A quel tempo gli antifascisti venivano confinati nelle isole. La maggiore presenza dei confinati politici fu nelle isole di Pantelleria, Ustica e Favignana in Sicilia, e Ponza e Ventotene sulla costa pontina.
La Calabria, terra di confino
Ma la Calabria tutta fu terra di confino politico. Si pensi a Cesare Pavese che soggiornò a Brancaleone, dove partorì alcuni suoi più celebri libri come “Il mestiere di vivere”.
Luoghi di confino furono anche Belvedere Marittimo, Limbadi, Longobucco e tanti altri paesi. Queste ristrettezze fasciste furono riservate, in Calabria, a circa 2.500 persone, di cui 400 donne. Il fenomeno interessò 80 comuni e i provvedimenti di confino assegnati ai calabresi furono 426.
Fonti e memoria
La vicenda di Babini rinviene nel saggio “Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Calabria, Cosenza” (Lerici, 1977), poi ristampato da Brenner (Cosenza, 1989).