15 Giugno 2025
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Olimpo, il ministro della ‘ndrangheta vibonese: “Gratteri? A Catanzaro si sente il padrone del mondo” | Calabria7

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di Mimmo Famularo – Disprezzo della ‘ndrangheta vibonese nei confronti di Gratteri. E’ quanto emerge da uno dei tanti colloqui intercettati dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta “Olimpo” che la scorsa settimana ha portato all’arresto di 56 persone (LEGGI QUI). Tra questi spicca il nome di Gregorio Giofrè, definito dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella come “il ministro dei lavori pubblici della ‘ndrangheta vibonese” (LEGGI QUI), in pratica una sorta di esattore delle estorsioni per conto delle principali cosche attive in provincia di Vibo Valentia. Ritenuto esponente di primo piano del clan di San Gregorio d’Ippona e condannato a 13 anni di reclusione nel processo “Rinascita Scott” celebrato con rito abbreviato (LEGGI QUI), il suo è un nome e il suo soprannome (“Ruzzu”) emergono in particolare in un’intercettazione del dicembre 2018 dalla quale viene fuori l’odio che Giofrè e i La Rosa avrebbero nei confronti del procuratore Nicola Gratteri e del sostituto procuratore Antonio De Bernardo.

“Gratteri così è (…) Li sfotte e li provoca”

Dialogando con Tonino e Francesco La Rosa, esponenti di vertice dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di Tropea, si parla dell’operato della Dda di Catanzaro e, in particolare, della strategia adottata nel contrasto alla ‘ndrangheta da Gratteri e dai suoi uomini: “No quello è… cornuto… sempre così ha fatto questo… – dice Gregorio Giofrè riferendosi al magistrato di Gerace -. Adesso si esalta a Catanzaro… tipo che lui è il padrone del mondo (…). Ogni settimana cambia quelli che ha… li vedi quelli che ha là dentro, ogni settimana dice che li cambia”. Nel colloquio con i La Rosa, “Ruzzu” riporta quanto appreso in carcere da tale Massimino che rischia una condanna a 30 anni: “Gli ha detto ‘cantatela gli ha detto…’ (…) ‘dici qualcosa qua… ed esci’”. Il riferimento è sempre a Gratteri e per Giofrè si tratta di una provocazione: “Si questo qua… questo Gratteri, così è! (…). Li sfotte, li provoca, così dice che faceva: ‘Ma cantatela perché tu tanto non hai nulla, pare che ti hanno fatto così… che ti hanno preso per comodo…’, così gli diceva…”. E Francesco La Rosa aggiunge: “A un ragazzo dice che l’ha fatto parlare due ore, dopo che ha finito, ha spento il registratore e gli ha detto: ‘di quello che hai detto non ti ho creduto nemmeno una parola…”.

“De Bernardo? Peggio di Gratteri”

Giofrè si sofferma poi sul ruolo del sostituto procuratore Antonio De Bernardo, braccio destro di Nicola Gratteri: “L’ha voluto proprio lui qua…”, cioè a Catanzaro dove si occupa delle indagini sulla ‘ndrangheta vibonese. Per Tonino La Rosa il giovane magistrato è “una testa di c***o” (…) “peggio di lui” ovvero di Gratteri. Conclude Giofrè: “Gli dà le cose più delicate… le ha De Bernardo…” riferendosi – annotano gli inquirenti – alle indagini “pesanti”. A tal proposito da un’altra conversazione captata nell’ottobre del 2018 emerge un altro dato inquietante. A parlare è Tonino La Rosa che rivela al fratello Francesco e al padre di aver appreso da una avvocato di Tropea che “è cosa di, di giorni ieri in quella Procura della Dda un giudice… una cosa… nell’aria grossa… grossa… grossa…”. Sul punto, l’indagato aggiungeva che “uno si deve stare attento con questi telefoni perché hanno un sistema che… a Catanzaro, che aprono tutti i telefoni”. Qualche settimana dopo lo stesso Tonino La Rosa riferisce al padre Domenico quello che sarebbe il rinvenimento di strumentazione tecnica: “Pasquale” ne ha trovato una “carrettata” “in campagna”. Gli investigatori ipotizzano che il Pasquale in questione possa essere Pasquale Gallone, luogotenente del boss Luigi Mancuso, detto “lo zio” e che “la carrettata” si riferisca a strumentazione tecnica, tipo microspie o simili.

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