A Vibo Valentia siamo al teatrino degli specchi infranti. Il rientro di Marcella Mellea alla presidenza della Quarta commissione consiliare (Servizi sociali e altro), dopo appena due settimane dalle dimissioni, รจ il perfetto paradigma di una politica che non solo ha perso la bussola, ma anche il senso del pudore.
Una recita maldestra
Una recita maldestra, degna di una compagnia amatoriale, dove il copione cambia a ogni scena e gli attori fingono di non conoscersi. Prima la maggioranza, con lโaria grave e la voce impostata, chiede alla Mellea un passo indietro in nome della coerenza istituzionale; poi, con altrettanta solennitร e senza nemmeno cambiare tono, la rimette sul trono di una commissione da cui lโaveva appena sfrattata. Tutto questo mentre il suo gruppo โ i โDemocratici e Riformistiโ, creatura nata dalla costola di โProgetto Viboโ e figlia legittima di uno scontro intestino al centrosinistra โ la abbandona platealmente.
Chi comanda davvero a Palazzo Luigi Razza? Non certo il sindaco Romeo, che ormai si regge con lo sputo di equilibri fragili e accordi rabberciati allโultimo minuto. La sua maggioranza โ se cosรฌ possiamo ancora chiamarla โ si comporta come un branco scomposto, che corre a caccia di numeri con lo stesso garbo con cui si rincorre un pollo in una sagra paesana.
Un ritorno che sa di disperazione
Il ritorno della Mellea non รจ un segnale di forza, ma un atto di disperazione. Un tentativo maldestro di isolare Nico Console, vero obiettivo politico del blitz, e di ridimensionare la presenza nel Consiglio comunale del gruppo che fa riferimento a Ernesto Alecci. Tradotto: se non puoi batterli, cerca almeno di farli litigare.
Peccato che in mezzo a questo gioco delle tre carte ci siano i cittadini. Quelli che dovrebbero contare, ma che nessuno considera. Chi si occupa davvero dei servizi sociali, dei disabili, delle famiglie in difficoltร ? Chi dร continuitร amministrativa ai progetti della commissione? Nessuno. Perchรฉ tutto viene sacrificato sullโaltare di faide personali, di ripicche da sottoscala, di vendette consumate a colpi di rientri e defezioni.
Una pedina consapevole
La Mellea stessa, dal canto suo, non esce affatto bene da questa farsa. Prima si dimette, poi accetta di tornare, dopo aver chiesto invano che fosse indicato un altro nome. Una martire riluttante? No, piรน banalmente una pedina consapevole in una partita che si gioca altrove, dove i volti cambiano ma i burattinai restano sempre gli stessi.
Lโopposizione ride (e fa bene)
Nel frattempo, lโopposizione si diverte a giocare al tiro al piccione, e fa bene. Hanno ragione Schiavello e gli altri a evocare โScherzi a parteโ. Ma purtroppo, lo spettacolo รจ reale. E tragico.
In un Consiglio comunale dove si entra e si esce dalle stanze del potere come dal retrobottega di un bar, il concetto stesso di coerenza รจ stato cancellato. E a Vibo, come troppo spesso accade nel Mezzogiorno, la politica continua a funzionare per somma di individualismi e sottrazione di dignitร .
Il problema รจ piรน profondo
E allora il problema non รจ solo la Mellea. Non รจ Console, nรฉ Alecci. Il problema รจ una classe dirigente che antepone la sopravvivenza politica alla credibilitร istituzionale. Che baratta ruoli e funzioni per qualche voto in piรน, come se la cittร fosse una mappa di Risiko.
Se Vibo vuole salvarsi, deve cominciare a pretendere molto di piรน. Dai suoi eletti, dai suoi partiti, dalle sue scelte. E deve smettere di ridere di fronte al disastro, come se tutto fosse normale. Perchรฉ non lo รจ. E se qualcuno, ancora oggi, ha il coraggio di parlare di โquadro politico stantioโ, dovrebbe sapere che non รจ piรน un quadro. ร un manifesto. Di fallimento.