di Bruno Mirante – L’ombra dell’accesso della commissione Antimafia al Comune di Catanzaro, al momento è solo un’ombra. Un argomento che sta tenendo banco tra i consiglieri comunali di maggioranza che nella giornata di ieri si sono esercitati in una serie di incontri per provare a resistere, politicamente, al ciclone giudiziario e mediatico. Il motivo? L’inchiesta Farmabusiness che si è abbattuta sul leader indiscusso del centrodestra catanzarese e non solo, Mimmo Tallini, posto ai domiciliari il 19 novembre scorso con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico mafioso per i suoi presunti rapporti con la cosca Grande Aracri di Cutro.
Lo smarrimento di Fi e le ambizioni di Abramo
Da un punto di vista politico, dai vari confronti tra Abramo e i partiti è stato partorito il topolino: una generica nota congiunta che esplicita la volontà di proseguire compatti nell’amministrare il capoluogo che tradotto dal politichese evidenzia lo stato di totale smarrimento di Forza Italia Catanzaro rimasta orfana del proprio leader e che qualche giorno fa, in una nota stampa, dichiarava di voler fare “affidamento” al deputato Roberto Occhiuto e al senatore Giuseppe Mangialavori. Una debolezza che è anche numerica nonostante Fi possa contare su sette consiglieri comunali e ben quattro assessori. Il “monocolore azzurro” che era emerso dalle urne alle comunali del 2017, infatti, ha cominciato ad assumere tonalità cangianti con l’avvicinarsi delle scorse elezioni regionali e a seguito dell’inchiesta nota come “Gettonopoli”. Un vero e proprio valzer di riposizionamenti che, anche a seguito delle dimissioni di 5 consiglieri di minoranza (surrogati, in parte, da esponenti eletti nel centrosinistra ma passati nel contempo armi e bagagli alla corte di Abramo) aveva finito per rafforzare la maggioranza e in particolare il gruppo consiliare “Catanzaro con Sergio Abramo” che oggi può contare su nove consiglieri comunali inclusi il consigliere regionale della Lega Filippo Mancuso e l’ex capogruppo di Forza Italia a Palazzo De Nobili Gigi Levato, che è risultato il candidato più votato della lista più votata alle amministrative del 2017. A costoro vanno aggiunti gli esponenti del gruppo che fa riferimento all’ex senatore Piero Aiello, con in testa il presidente del Consiglio Marco Polimeni, che hanno stretto un patto di ferro con il sindaco Abramo e il gruppo dell’Udc al momento formato dal solo Tommaso Brutto ma in attesa di accogliere al suo interno (se e quando saranno superate le resistenze del capogruppo) i consiglieri Antonio Trifiletti e Giovanni Merante con quest’ultimo che di recente è stato nominato segretario provinciale dello scudocrociato. Il sindaco, dal canto suo, punta dritto alla candidatura a governatore, veste i panni dell’amministratore da sempre vicino a Forza Italia (e a Tallini) e conta sul gradimento, sempre nella sua qualità di amministratore di lungo corso, della Lega.
Fiorita chiede le dimissioni di massa
E Il centrosinistra? L’ex candidato a sindaco Nicola Fiorita ha diffuso una nota con la quale chiede le dimissioni di massa per scongiurare l’eventualità di uno scioglimento per infiltrazioni mafiose. Secondo il leader di “Cambiavento”: “La richiesta da parte della Prefettura degli atti dell’indagine che lambisce le elezioni comunali del 2017 rappresenta il primo passo di un procedimento che potrebbe condurre allo scioglimento del comune e al suo commissariamento. Sarebbe un disastro. Un disastro irrimediabile”. “Non intendo in nessun modo entrare nel merito delle vicende che stanno alla base di questo atto, – chiarisce – né del contesto in cui esso si colloca. Non è questa la sede e non è mio costume imbastire processi o attribuire responsabilità, ma a nessuno può essere consentito ignorare il problema o pensare di risolverlo riconvertendosi, con una breve dichiarazione, da alfiere del leghismo ad aderente di lungo corso di Forza Italia. Sappiamo tutti che anche solo la nomina di una commissione che valuti la possibilità dello scioglimento sarebbe un’onta senza precedenti per la nostra città. Uno schiaffo alla sua storia che Catanzaro non merita. Sappiamo tutti che un lungo commissariamento, che giungerebbe peraltro dopo questa lunga e disastrosa pandemia, significherebbe la paralisi della vita amministrativa, il peggioramento dei servizi, forse la morte definitiva di una parte consistente dell’economia cittadina”. “Le dimissioni- conclude Fiorita – sarebbero un atto di amore, la vostra inerzia avrebbe il senso dell’egoismo e della mancanza di coraggio. E non c’è nessuna ragione al mondo perché voi sacrifichiate Catanzaro e la vostra credibilità per chi vi butterebbe al mare senza indugi per salvare se stesso. Ci sono momenti nella storia di una comunità in cui tutta la grandezza, tutta la forza, tutto il bene sta nel fare un passo indietro. L’immagine, la vita, il destino di Catanzaro e dei suoi abitanti contano più di ogni altra cosa. Più del consenso ottenuto, più del futuro personale, più del ruolo di consigliere comunale”.
Ma cosa c’è di vero nella paventata ipotesi di una commissione d’accesso?
Di vero c’è che la Prefettura di Catanzaro ha chiesto gli atti relativi all’inchiesta Farmabusiness, tutti gli atti e non solo quelli relativi alle amministrative del 2017. Da qui a parlare di imminente scioglimento del Comune ce ne passa. Le procedure, infatti, prevedono che la commissione provveda anche all’analisi degli atti amministrativi per valutare se tra essi si configuri semplicemente il sospetto (come prevede la normativa) di infiltrazione mafiosa tale da chiedere lo scioglimento del Consiglio. Una valutazione che in casi speculari che hanno portato alla fina anticipata di una consiliatura, è durata anche un anno.