I recenti, drammatici episodi di femminicidio e infanticidio che hanno scosso l’Italia rappresentano non solo tragedie familiari, ma un vero e proprio “fallimento collettivo” che chiama in causa istituzioni, comunità e la coscienza civile. È questa la dura analisi lanciata da Luciana Loprete, presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Catanzaro, in un accorato appello all’azione.
“Il femminicidio non è mai un gesto isolato,” afferma Loprete. “È il punto estremo di un percorso di sopraffazione, di controllo e di annientamento che si consuma spesso nel silenzio delle mura domestiche e nell’indifferenza sociale.” Per contrastare questa piaga, la Presidente sottolinea che le leggi, pur essendo necessarie, non sono sufficienti.
Educazione e prevenzione: i pilastri della società sana
La ricetta proposta è una vera e propria rivoluzione culturale, con un focus prioritario sull’educazione. È indispensabile lavorare con continuità sul rispetto e sulla parità di genere a partire dalle scuole, considerate il luogo in cui si formano le coscienze delle nuove generazioni.
Il messaggio è chiaro: bisogna insegnare ai ragazzi che “le differenze non giustificano la prevaricazione, che l’amore non è possesso e che la libertà dell’altro è il primo fondamento di ogni relazione sana.”
Accanto all’educazione, la Presidente sollecita un rafforzamento della rete dei servizi di prevenzione e ascolto. Centri antiviolenza, consultori e servizi sociali e sanitari devono operare in sinergia, dotati di risorse adeguate e personale formato per intercettare i segnali di pericolo in tempo. È fondamentale, inoltre, promuovere percorsi di sostegno psicologico sia per le vittime che per chi manifesta comportamenti a rischio, riconoscendo che la violenza può nascere da fragilità che, se affrontate precocemente, possono non degenerare.
Proteggere la fragilità materna: l’infanticidio come allarme sociale
L’infanticidio impone una riflessione ancora più dolorosa, svelando spesso dietro questi gesti estremi solitudini e disturbi psichici non diagnosticati, acuite dalla mancanza di supporto.
Loprete insiste sulla necessità che la società si faccia carico della fragilità materna, creando una rete di protezione. “Ogni donna deve sapere di poter chiedere aiuto senza timore,” trovando risposte immediate, empatiche e competenti. L’assistenza psicologica nel periodo perinatale, il sostegno alla genitorialità e la formazione degli operatori sanitari per riconoscere i segnali di disagio vengono indicati come strumenti indispensabili per prevenire l’irreparabile.
L’appello della presidente: spezzare la catena dell’odio
In conclusione, Luciana Loprete lancia un monito forte, richiamando tutti — istituzioni, cittadini, associazioni — a un impegno comune e costante. “La violenza contro le donne e quella sui minori non sono emergenze occasionali, ma fenomeni complessi che richiedono un’azione corale, continua e consapevole.”
Solo unendo le forze, mettendo al centro la persona, la dignità e la vita, sarà possibile “spezzare la catena dell’odio e della paura.” L’unica risposta possibile, conclude la Presidente, è quella di una società che si assume la responsabilità di proteggere, prevenire ed educare, perché “il silenzio, l’indifferenza e la rassegnazione sono complici di ogni violenza.”



