Il governatore Roberto Occhiuto si prepara a varare una Giunta regionale “provvisoria” da sette assessori in attesa che la modifica statutaria dia il definitivo via libera ad aumentare di due unità il numero degli assessori. Solo allora la squadra potrà allargarsi a nove componenti, ma nel frattempo bisogna governare e soprattutto bilanciare gli equilibri interni della coalizione.
In un albergo di Gizzeria è andata scena la prima riunione informale del dopo-elezioni. Occhiuto e gli alleati hanno discusso dei nuovi assetti; sette postazioni da distribuire secondo questo primissimo schema: due a Forza Italia, una o due a Occhiuto Presidente, una ciascuna a Lega, Fratelli d’Italia e Noi Moderati. Una formula solo apparentemente lineare. In realtà siamo alle origini delle prime scintille che potrebbero accendere una miccia di un braccio di ferro tutto interno al centrodestra.
La vice presidenza a Fratelli d’Italia
I meloniani non ci stanno ad avere una sola postazione in giunta e da seconda forza della coalizione pretendono di più. L’idea di base è quella di avere due assessorati, uno dei quali con il titolo di vicepresidente della Giunta, ruolo di peso politico e simbolico.
La Lega, dal canto suo, si accontenterebbe formalmente di una casella, ma chiede in cambio la presidenza del Consiglio regionale, finora tenuta fuori dal tavolo delle trattative. Un ruolo che fa gola anche a Forza Italia, decisa a ottenere il controllo dell’aula forte dei numeri ottenuti. Attenzione però all’ipotesi B che vedrebbe Fratelli d’Italia mettere sul tavolo la presidenza del Consiglio rinunciando al secondo assessorato. Work in progress direbbero gli inglesi.
Per ora Occhiuto studia una soluzione di compromesso: rinunciare temporaneamente a una delle due postazioni riservate al suo movimento, Occhiuto Presidente, cedendola a Fratelli d’Italia o alla Lega per evitare l’imbarazzo di una chiamata di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, ovvero i due leader che la scorsa estate hanno dato il via libera alla sua “mossa del cavallo”. Poltrona che verrebbe poi recuperata nel secondo tempo, quando la Giunta sarà portata a nove membri. I margini di manovra per evitare tensioni sono ampi e Occhiuto ha già fatto sapere di voler tenere conto delle indicazioni dei partiti in uno spirito di inedita collegialità che era venuto meno nella precedente legislatura.
I nomi in campo e il “fattore donna”
Sul fronte delle nomine, le certezze sono poche ma solide. In quota Occhiuto Presidente, è praticamente certa la riconferma di Rosaria Succurro, sindaca di San Giovanni in Fiore e figura di riferimento per la circoscrizione di Cosenza. L’altra donna in Giunta potrebbe arrivare da Forza Italia, forse un tecnico di area indicato da Francesco Cannizzaro, che risolverebbe la grana indicando una persona di sua fiducia.
Altro nome sicuro è quello di Gianluca Gallo, titolare uscente dell’Agricoltura, considerato inamovibile per lo spessore politico e il massiccio consenso che vale da solo il 4% di Forza Italia. Su di lui non si discute e chi è arrivato dietro di lui (Antonio De Caprio) può considerarsi consigliere supplente già ripescato.
Il derby interno a Fratelli d’Italia
Dentro Fratelli d’Italia è già guerra fredda. La leader regionale Wanda Ferro, sottosegretaria all’Interno e “colonnello” di Giorgia Meloni in Calabria, resta il principale interlocutore di Occhiuto. La partita si gioca sui nomi da indicare: il vice presidente uscente Filippo Pietropaolo è fuori dai giochi e spera di entrare in Consiglio dalla porta di servizio nel caso in cui entrassero in giunta Wanda Ferro o Antonio Montuoro. L’assessore uscente Giovanni Calabrese, eletto nella circoscrizione di Reggio Calabria e vicino all’area Donzelli, ha ottime possibilità di conferma e il suo nome viene anche associato a un’eventuale corsa alla presidenza del Consiglio.
Il nodo è la vicepresidenza della Giunta: da una parte c’è l’ipotesi Wanda Ferro, che garantirebbe un profilo politico forte e un messaggio diretto a Roma. Lei non ha escluso a priori questa possibilità e sta riflettendo sul da farsi. L’altra l’opzione porta ad Antonio Montuoro, il più votato nella zona centrale, campione di preferenze, oggi al secondo mandato e deciso a fare il salto di qualità. Le sue quotazioni sono in rialzo ma deve aspettare le decisioni del partito. Occhio a Luciana De Francesco, eletta nella circoscrizione di Cosenza. Per lei chance in ribasso per via delle scelte “cosentine” di Occhiuto e una giunta altrimenti troppo sbilanciata sull’area nord della Calabria. Non proprio una bella partenza nella regione dei campanilismi. Più probabile che, in tema di rappresentanza territoriale, la vice presidenza vada a un catanzarese. Da questo scenario rischia di rimanere fuori Crotone o Vibo a secondo di dove Noi Moderati e, Vito Pitaro, in particolare, deciderà di far cadere la propria scelta. Da quanto emerge non c’è alcun pregiudizio di sorta da parte di Roberto Occhiuto.
La partita della Lega e l’ombra di Scopelliti
Per la Lega il piatto forte resta l’assessorato ai Lavori Pubblici, ma qui la situazione si complica. Il nome forte è quello di Mattiani, in pole position dopo la rielezione in Consiglio regionale a suon di consensi. Un nome che – come abbiamo spiegato qui, non piace a Cannizzaro: la sua nomina comporterebbe l’ingresso in Consiglio dell’altro leghista reggino Sarica, come noto sponsorizzato da Peppe Scopelliti, ex governatore della Calabria, tornato a fare seppur indirettamente politica. Un’ipotesi che spaventa il coordinatore regionale di Forza Italia, intenzionato a scongiurare ogni rientro ingombrante con all’orizzonte le Comunali di Reggio Calabria. L’alternativa? Mattiani alla presidenza del Consiglio regionale e Filippo Mancuso dirottato in Giunta come rappresentante della Lega e della città di Catanzaro.
I primi fuochi del dopo-voto
La partita è appena cominciata, ma le prime schermaglie mostrano un centrodestra fisiologicamente agitato. Il governatore Occhiuto tenta la quadratura del cerchio: una Giunta a sette per tenere tutti dentro, un’espansione a nove per accontentare tutti dopo. Nel frattempo, le trattative restano riservate — ma le ombre dei veti incrociati, i malumori interni e le ambizioni personali cominciano già a disegnare il profilo di una legislatura che rischia di nascere con il freno a mano tirato.



