14 Giugno 2025
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Lamezia, capitale del voto disgiunto: tra coabitazioni, consociativismo e partiteasè

Nella Piana si consuma da anni il rito pagano della disgiunzione elettorale, tra candidati che non sopportano i propri sindaci e consiglieri pronti a tutto per restare incollati al seggio. Un’arte sopraffina della politica meridionale, in cui l’incoerenza è legalizzata

Forse neanche marito e moglie arrivano a dichiararsi i loro propositi di disgiunzione, pur nel pieno del coniugio. C’è imbarazzo, ci si vergogna abbastanza a dire “amore, ebbene sì, ho disgiunto”. Parliamo, infatti, di una pratica che può superare le vette altissime dell’intimità coniugale, per quanto essa sia personalissima, privatissima e, talvolta, appunto, inconfessabile.

Non è erotismo, è legge elettorale

No, non è un modo nuovo di intendere il tradimento o una tendenza erotica, pur implicando essa un intenso piacere a metà strada tra trasgressione pura e spregiudicatezza, capace di disarcionare la stabilità perfino dei più savi. La disgiunzione è una facoltà che offre la legge elettorale sulle competizioni amministrative per i comuni grandicelli.

L’essenza della perversione democratica

In cosa consiste? Tu puoi votare un candidato al consiglio comunale che sostenga il sindaco Tizio, ma puoi anche dare il consenso al sindaco Caio portato dalla coalizione avversaria. Eccola l’essenza del voto disgiunto, una perversione in piena regola, che non ha nulla da invidiare a certi altri tipi di pratiche, una mini gang bang di preferenze con al centro la scheda elettorale. È anche grazie a tali “evoluzioni democratiche” che l’urna è, e rimarrà, puttana ad vitam aeternam.

Lamezia Terme, città laboratorio del PDD

In questa sede a noi non interessano i motivi sottesi alla ratio della disgiunzione, li lasciamo con immenso piacere ai costituzionalisti e ai politologi; qui ci preme dire che Lamezia Terme, uno dei comuni più grandi tra quelli chiamati al voto di tarda primavera, nell’arte della disgiunzione eccelle da lunghi lustri.
Del resto, la storia politica della città della Piana ha già offerto maggioranze di un colore e sindaci di un altro.

Consociativismo e coabitazioni indolori

La cosa comunque non è che abbia granché nuociuto alla stabilità di governo poiché, anche in presenza di vedute politiche assai diverse, la scena consiliare lametina, come anche quella catanzarese, è stata capace di offrire saggi inarrivabili di consociativismo in stile Prima Repubblica. E poi, nessuno si sognerebbe mai di far finire anzitempo una consiliatura con tutto quel che è costato conquistare l’agognato seggio.

Il PDD è il partito più potente, ma nessuno lo ammette

Insomma, l’ipotesi coabitazione non ha mai spaventato nessuno perché l’accordo si trova sempre. Ecco perché i sondaggi a Lamezia lasciano il tempo che trovano. Perché la forza politica più importante, il PDD (Partito della Disgiunzione), è insondabile, sfugge a qualsiasi previsione. Non lo trovi un matto che palesi la disgiunzione senza vergognarsene un pochettino. La disgiunzione è certificazione ISO9001 di bipolarità del proprio sentire politico, la legalizzazione dell’incoerenza, chi vuoi mai che la ammetta bellamente?

Le “partiteasè”: il vero ago della bilancia

E non puoi neanche dire se il PDD favorirà Tizio piuttosto che Caio o Sempronio, in quanto all’interno delle coalizioni sono diversi i candidati consiglieri che non sopportano i rispettivi leader. Questo stimola le cosiddette ‘partiteasè’ (“tu vota me, poi per il sindaco fai il cavolo che ti pare”), altra squallida usanza politica che però inciderà parecchio ai fini della scelta del nuovo sindaco lametino.

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