Una chiamata al Cup per prenotare una tac coronarica urgente per un paziente a rischio, venti minuti d’attesa prima della risposta dell’operatore, poi le formalità di rito (nome, cognome, data di nascita, numero della ricetta, tipo di prestazione) e quindi il verdetto: prenotazione per il 23 ottobre del… 2025 a Germaneto. Un anno e otto mesi d’attesa prima di un esame fondamentale. “Le va bene?” chiede l’operatore al medico di base. Prendere o lasciare. L’alternativa? Rischiare di morire o prenotare una visita specialistica da un privato alla modica cifra di 150 euro. E’ questo il classico esempio di come pezzo per pezzo si sta lavorando allo smantellamento della sanità pubblica a favore di quella privata. A discapito dei malati e dei poveri cittadini costretti persino a indebitarsi per sostenere un esame diagnostico vitale.
Ospedali più poveri, manager sempre più ricchi
In Calabria tutto ciò non è un’eccezione ma la regola. Logica conseguenza di tagli selvaggi, scelte miopi, mancata programmazione, ma anche clientelismo, commistione di interessi tra certa politica e certe lobby che hanno affossato la sanità calabrese ancor prima dell’autonomia differenziata, l’alibi perfetto per il definitivo colpo di grazia. E mentre gli ospedali sono al collasso e la migrazione sanitaria tocca livelli non più sostenibili, commissari, manager e burocrati si vedono addirittura raddoppiati gli stipendi (LEGGI QUI). Il meccanismo è noto ai più: le aziende sanitarie calabresi sono state, sono e saranno centri di spesa incontrollati, dove si distribuiscono prebende e incarichi politico-clientelari. La nomina di questa pletora di alti dirigenti non solo non sta frenando il dissesto finanziario, ma non ha migliorato i Lea, ovvero i livelli essenziali di assistenza, la stessa mobilità sanitaria e neanche la cronica carenza di personale medico ed infermieristico.
Il pessimo stato di salute della sanità calabrese
L’assunzione dei medici cubani non ha risolto il problema e in molti casi lo ha persino aggravato. A vantaggio di chi? Della sanità privata. Il pubblico ha già di fatto abdicato. Chi è ricco potrà accedere a cure di qualità, chi non ha i soldi deve sperare almeno di avere qualche amico per scavalcare le lunghe file di attesa o per farsi visitare sotto banco per avere prestazioni che altrove sono un diritto. Un post pubblicato su Facebook della dottoressa Donatella Fazio sintetizza il pessimo stato di salute di cui gode la sanità in Calabria: “La nostra sanità pubblica, che è la migliore al mondo perché garantista della salute, ora sta passando in mano ai privati dove troviamo gli stessi medici del servizio pubblico che però presso le Asp è un’utopia poter incontrare mentre, a suon di euro, nelle cliniche o nei poliambulatori privati, sono facilmente raggiungibili. E’ qui che sta l’inghippo. Chi lavora nel pubblico deve essere pagato in maniera adeguata e bisogna anche che non abbia altri interessi al di fuori della struttura pubblica”.


