13 Maggio 2025
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Calabria

Vibo e l’ultima favola contabile di Maria Limardo: meno debiti, più tasse, zero autocritica

L'ex sindaco rivendica il dimezzamento del disavanzo come un'impresa personale e bacchetta i successori. Peccato che i conti restino in rosso, il patto con il Ministero fosse obbligato e le tasse ai massimi storici. Più che una lezione di buona amministrazione, un esercizio di narcisismo politico

Dunque, secondo l’ex sindaca Maria Limardo, il dimezzamento del disavanzo del Comune di Vibo Valentia da 52 a 26 milioni di euro sarebbe merito suo. Solo suo. Tutto suo. Anzi, esclusivamente suo.
Se oggi il Comune non è fallito, se i bambini possono ancora andare a scuola, se si accende ancora la luce nei corridoi del Municipio, se il sindaco Romeo non deve vendere gli arredi comunali su Subito.it, è solo perché la Limardo e la sua assessora Maria Teresa Nardo, armate di trolley e santini, hanno fatto la spola tra Vibo e Roma con “viaggi della speranza” degni di un reparto oncologico.

Piacere, Limardo, salvatrice della patria

Intendiamoci: dimezzare un disavanzo fa sempre piacere. Ma che la ex sindaca parli come se avesse salvato la città da un’invasione barbarica fa sorridere. O meglio, fa venire il sospetto che il primo debito da azzerare fosse proprio quello di umiltà.
Nel suo lunghissimo comunicato – che sembra più una memoria difensiva che una nota stampa – la Limardo si autocelebra con la sobrietà di un Nobel per la Pace, raccontando di sé come di una novella Cincinnato che, lasciata la carica, osserva dall’alto i nuovi amministratori incapaci di raccogliere i frutti delle sue fatiche titaniche.

La realtà senza effetti speciali

Peccato che la storia vera, quella senza effetti speciali, dica che quel debito mastodontico lo aveva ereditato, sì, ma non lo aveva certo cancellato.
E che il “patto salva città” firmato con il Ministero non sia frutto di una capacità gestionale eroica, bensì di un’adesione quasi obbligata a un percorso di lacrime e sangue che tutti i comuni disastrati sono costretti a imboccare.
Altro che “competenza straordinaria“.

Moralismo a senso unico

Poi, nella foga della rivendicazione, l’ex sindaca ci regala anche una lezione di moralismo prêt-à-porter: accusa la nuova amministrazione di assumere un Capo di Gabinetto a pagamento (orrore!) e di tollerare un assessore che non paga le tasse (sacrilegio!).
Ma quando era lei al governo, se non altro, aveva avuto il garbo di imporsi il silenzio su questi dettagli. Ora, da spettatrice inacidita, riscopre il gusto di denunciare.

L’apoteosi finale: la riduzione della Tari

E il capolavoro arriva nel finale, quando la Limardo si autoproclama architetta di una riduzione dell’addizionale Irpef e dell’abbassamento della Tari. Forse dimentica che fu la sua giunta a portare la pressione fiscale ai massimi storici per evitare il secondo dissesto.
Gli aumenti furono necessari? Forse sì. Furono simpatici? Assolutamente no.
Ma raccontare ora che la sua amministrazione abbia “liberato” i cittadini da tasse e balzelli è come se il boia pretendesse un applauso per aver affilato bene la lama.

In attesa del Consiglio del 30 aprile

In attesa del Consiglio comunale del 30 aprile, dove – udite udite – sarà approvato un rendiconto che sarebbe, secondo la ex sindaca, il “trionfo” del suo lavoro, resta il sospetto che a Vibo Valentia il più grande debito da ripianare non sia quello economico.
Ma quello di misura, verità e onestà intellettuale.

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