Gli agenti della Squadra Mobile di Reggio Calabria hanno dato esecuzione al fermo di indiziato di delitto disposto dalla locale Procura della Repubblica nei confronti di due reggini, un uomo e una donna conviventi, P.G. e R.P., disponendo rispettivamente la custodia in carcere e gli arresti domiciliari, ritenuti responsabili della rapina aggravata commessa ai danni dell’attività commerciale Bingo, sita in località Archi, nella quale circostanza sono stati sottratti 41.000 euro.
Dipendente minacciato con una pistola giocattolo
All’identificazione dei due si è arrivati in seguito a una minuziosa attività investigativa, la quale ha permesso di riscontrare che l’uomo – secondo la Polizia – aveva eseguito materialmente la rapina introducendosi nell’esercizio commerciale completamente travisato con indosso, sopra gli abiti, una divisa a mezze maniche a uso cosmetico/sanitario e uno scaldacollo a copertura del volto, minacciando uno dei dipendenti con una pistola, rivelatesi poi giocattolo, facendosi aprire la cassaforte dove erano contenuti i contanti, di cui si è impossessato, dandosi tempestivamente alla fuga a bordo di un’autovettura con apposta, sopra a quella reale, una targa rubata.
Il supporto della donna
La donna, così come emerso dalle indagini, avrebbe fornito supporto materiale e logistico all’autore materiale della rapina al fine di garantirgli l’impunità e l’impossessamento del denaro.
Nello specifico, come è stato accuratamente ricostruito dagli investigatori della Squadra Mobile, attraverso l’analisi delle immagini di diversi impianti di video sorveglianza cittadini, per la consumazione della rapina i due complici, al fine di eludere le indagini, avrebbero utilizzato 2 autovetture, di cui una noleggiata dalla donna e l’altra in uso all’uomo.
Quindi, il giorno della rapina, l’uomo si è recato al Bingo con l’auto noleggiata – a cui aveva apposto le targhe oggetto di furto – e, una volta consumato il reato, si è dileguato raggiungendo la donna che lo attendeva, non molto distante dal quartiere Archi, sull’auto in uso all’uomo. Una volta insieme i due si sarebbero invertiti nella guida delle auto e venivano rimosse le targhe rubate, al fine di rendere ulteriormente difficoltoso per le Forze dell’Ordine la loro individuazione.
Il fermo di indiziato di delitto disposto dalla locale Procura della Repubblica è stato successivamente convalidato dal gip, disponendo al contempo misure restrittive analoghe a quelle del fermo.


