22 Marzo 2025
6.9 C
Calabria

Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari, l’Amsi: “Intollerabile ospedali luoghi di aggressioni”

Le aggressioni contro i professionisti della salute in Italia ha raggiunto livelli allarmanti, con un aumento del 33% nel 2024 rispetto all’anno precedente. La denuncia dell'Amsi

In occasione della Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari, le associazioni Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia), Umem (Unione medica Euromediterranea), Co-mai (Comunità del mondo arabo in Italia) e il Movimento internazionale uniti per unire hanno lanciato un allarme forte e chiaro: la violenza contro i professionisti della salute in Italia ha raggiunto livelli allarmanti, con un aumento del 33% delle aggressioni nel 2024 rispetto all’anno precedente. Il numero totale degli episodi registrati è di 25.940 attacchi, includendo violenze fisiche, verbali e molestie.

Le aggressioni al personale sanitario: un fenomeno inarrestabile

Il prof. Foad Aodi, presidente di Amsi, esperto di salute globale e direttore dell’agenzia britannica internazionale Aisc, ha dichiarato: “Le aggressioni al personale sanitario sono una ferita aperta per il nostro Paese. Ogni giorno, i nostri medici, infermieri e operatori sanitari sono sempre più vittime di violenza. Se non si interviene subito, la situazione rischia di evolversi in un’emergenza ancora più grave.”
Le aggressioni non si limitano a episodi fisici, ma comprendono anche violenze verbali e molestie, colpendo in particolare le professioniste sanitarie di origine straniera, con un incremento del 35% negli ultimi cinque anni. Tra queste, si registra un aumento preoccupante tra le dottoresse provenienti dai Paesi dell’est, con il 5% che ha lasciato l’Italia nel 2024 a causa degli attacchi subiti.

L’impegno delle associazioni: una risposta concreta e urgente

Le associazioni, unite per difendere il personale sanitario, pongono la sicurezza dei professionisti della salute come una priorità nazionale. “Non possiamo più tollerare che gli ospedali diventino luoghi di violenza e insicurezza. È fondamentale agire ora, con soluzioni concrete e tempestive. Chi aggredisce i medici e gli infermieri non deve restare impunito”, ha aggiunto Aodi.
L’impegno delle associazioni è diretto anche a promuovere soluzioni pratiche, come la creazione di ambulatori per codici bianchi, la maggiore sicurezza negli ospedali con sorveglianza attiva, e campagne di sensibilizzazione per educare la società a rispettare chi lavora nella sanità.

Il fenomeno delle violente aggressioni alle professioniste straniere

Nel corso degli ultimi cinque anni, le violente aggressioni verbali e fisiche verso le professioniste sanitarie di origine straniera sono aumentate del 35%.
Le donne provenienti da Paesi come quelli dell’est Europa e dell’Africa sono particolarmente vulnerabili, come testimonia il caso di una dottoressa africana specializzata in urologia, che ha cambiato più volte posto di lavoro a causa delle molestie sessuali, fino a decidere di tornare in Africa.
Aodi sottolinea anche l’assenza di denunce da parte delle vittime. Le professioniste temono ritorsioni, intimidazioni o licenziamenti. “Dobbiamo rompere il silenzio e dare il supporto necessario a chi subisce violenze, affinché si sentano protetti e tutelati”, ha affermato il presidente di Amsi.

Un problema globale

Le aggressioni al personale sanitario non sono un fenomeno limitato all’Italia, ma un problema globale che sta prendendo piede anche in altre nazioni.
A livello internazionale, si segnala un aumento del 32% in Europa, 39% nel mondo, 40% negli Stati Uniti e 35% nel Regno Unito. In alcune aree come il Medio Oriente e l’Africa, la violenza fisica contro medici e infermieri ha raggiunto livelli drammatici.
“Il fenomeno non è solo italiano, ma globale. Paesi come l’Egitto e la Giordania stanno adottando misure drastiche, mentre in Europa e negli Stati Uniti la violenza è in costante crescita”, ha dichiarato Aodi. È dunque necessario un intervento internazionale e una forte solidarietà tra colleghi.

Proposte per fermare l’escalation della violenza

Per fronteggiare questa emergenza, le associazioni propongono soluzioni che vanno oltre il semplice intervento legislativo, tra cui: ambulatori per i codici bianchi per alleggerire il carico sui pronto soccorso e garantire un servizio tempestivo; punti soccorso nelle aree periferiche per migliorare l’accesso alle cure; maggiore sicurezza negli ospedali con sorveglianza 24 ore su 24; campagne di sensibilizzazione per contrastare la cultura della violenza e promuovere il rispetto verso chi lavora nel settore; supporto psicologico obbligatorio per gli operatori sanitari vittime di aggressioni.

La cultura della violenza: un cambiamento necessario

Aodi ha concluso l’appello sottolineando che il fenomeno delle aggressioni non può essere giustificato dalla mal organizzazione del sistema sanitario.
“Occorre un cambio radicale di mentalità. La violenza contro gli operatori sanitari è collegata a fenomeni di abbandono della sanità pubblica, stress lavorativo e medicina difensiva. Questo deve cessare.” Il presidente ha infine lanciato un appello alle istituzioni: “I professionisti della salute meritano rispetto, protezione e dignità. È il momento di unire le forze e lottare per tutelare chi si prende cura della nostra salute ogni giorno.”

ARTICOLI CORRELATI

ULTIME NOTIZIE