20 Maggio 2025
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Calabria

‘Ndrangheta e business dei carburanti a Vibo: 4 condanne definitive, 7 annullamenti con rinvio (NOMI)

Ecco la pronuncia della Corte di Cassazione per undici imputati giudicati con rito abbreviato nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Catanzaro Petrolmafie-Dedalo

Quattro condanne passate in giudicato e sette annullamenti con rinvio, per 11 imputati, giudicati con rito abbreviato, nell’ ambito del processo antimafia Petrolmafie-Dedalo, nato da un’inchiesta della Dda di Catanzaro che mira a far luce sulle attività illecite del clan Mancuso nel florido commercio fraudolento di prodotti petroliferi, colpendo gli assetti organizzativi e logistici del sodalizio.

Le condanne definitive

Diventano definitive le condanne a 6 anni nei confronti di Francesco Antonio Anello, di Filadelfia, affiliato all’omonimo clan; Pasquale Gallone, di Nicotera, braccio destro del boss Mancuso; Giuseppe Barbieri, di Sant’Onofrio, fratello del pentito Onofrio e l’imprenditore Daniele Prestanicola, di Maierato. Lo ha deciso la seconda sezione penale della Corte di Cassazione, che ha respinto i ricorsi della difesa, condannando Gallone, Prestanicola, Giorgio e Rigillo alla rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute in giudizio dalle parti civili dei Comuni di Sant’Onofrio, di Vibo, di Limbadi e  della Provincia di Vibo, che sono stati liquidati in 3.686 euro per ciascuna parte civile, oltre accessori di legge e alla rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute dalle parti civili dell’associazione antiracket ed antiusura della Provincia di Vibo e Cooper. Po. Ro. Edile società cooperativa, che ha liquidato in complessivi 3.686 euro per ciascuna parte civile oltre agli accessori di legge.

Gli annullamenti con rinvio

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio per alcune ipotesi di reato la sentenza emessa dalla Corte di appello di Catanzaro nel luglio del 2024 per Salvatore Giorgio (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino),condannato in secondo grado 7 anni, 9 mesi e 20 giorni di reclusione; Domenico Rigillo (avvocati Vincenzo Cicino e Giovanni Russomanno), condannato in appello 7 anni, 1 mese e 3 giorni di reclusione; Alessandro Primo Tirendi (avvocato Luca Enrico Blasi e Francesco Antille), condannato in appello a 6 anni, 7 mesi e 20 giorni; Giovanni Carvelli e Armando Carvelli (avvocato Tiziano Saporito), condannati in secondo grado rispettivamente a 3 anni, 3 mesi e 20 giorni e a 3 anni, 1 mese e 20 giorni. Annullate con rinvio anche le posizioni di Orazio Romeo (avvocato Davide Barillà), condannato in secondo grado a 3 anni e 10 mesi di rclusione e Vincenzo Fera Falduto (avvocato Marco Tullio Martino), condannato 2 anni, 9 mesi e 20 giorni. Per loro ci sarà un nuovo processo di appello.

In corso l’appello per altri 49 imputati

Per altri 49 imputati che hanno optato per il rito ordinario è in corso il processo di secondo grado. Agli imputati sono contestati a vario titolo l’associazione di stampo mafioso, estorsioni, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, intestazione fittizia di beni, evasione delle imposte e delle accise anche mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, contraffazione e utilizzazione di documenti di accompagnamento semplificati. Reati aggravati dall’essere stati commessi per agevolare le associazioni ‘ndranghetistiche attive sul territorio calabrese, in particolare, quella dei Mancuso di Limbadi.

L’inchiesta

L’inchiesta, il cui blitz scattò l’8 aprile 2021, aveva portato a smantellare un presunto consorzio tra organizzazioni criminali teso all’oligopolio nel settore carburanti. Il progetto di espansione commerciale avrebbe avuto tra i protagonisti i Mancuso di Limbadi, che avrebbero avuto nelle società dei fratelli D’Amico, Giuseppe e Antonio, di Piscopio, il terminale operativo. Nel particolare il clan Mancuso attraverso questi ultimi avrebbero anche puntato al mercato kazako dei carburanti. 

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