2 Novembre 2025
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Il popolo di Mamma Natuzza a Paravati: “La nostra santa è già in cielo”

Sedici anni dopo la morte della mistica calabrese, la devozione non si affievolisce. “Mamma Natuzza ci indicava la via della santità”, ricordano il vescovo Nostro e i suoi padri spirituali

Quando nel 2009 la Calabria salutò per l’ultima volta Natuzza Evolo, il vescovo dell’epoca, monsignor Luigi Renzo, pronunciò parole che suonavano come una canonizzazione popolare: “Mamma Natuzza è già santa“. Era una convinzione condivisa da migliaia di calabresi, che nella donna di Paravati avevano trovato una guida spirituale, un’amica, una confidente. La sua morte, avvenuta il primo novembre, giorno in cui la Chiesa celebra la festa di Tutti i Santi, venne letta da molti come un segno del cielo.

Un’eredità che parla alla Calabria intera

La storia di Natuzza non si è chiusa con la sua morte: continua a vivere nel cuore dei fedeli e nella memoria collettiva della Calabria, che in lei riconosce un’autorità morale.
Il sindaco di Zambrone, Corrado L’Andolina, la definì “il più grande riferimento etico e spirituale della Calabria contemporanea“, paragonandola a quelle donne che hanno scritto la storia della regione, come testimonia il monumento eretto nel paese da lui amministrato. In lei i calabresi vedono riflessa la propria identità, fatta di fede, resilienza e compassione, un modello che travalica i confini religiosi per diventare simbolo civile di speranza e unità.

Il pellegrinaggio di Ognissanti a Paravati

Come ogni anno, il primo novembre, una folla di fedeli raggiunge Paravati, dove oggi sorge il Santuario del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, voluto dalla stessa mistica. Guidati dal vescovo Attilio Nostro, da padre Michele Cordiano e don Pasquale Barone, i pellegrini si raccolgono in preghiera e memoria.

Il figlio della mistica, Salvatore Nicolace, in una vecchia intervista ricordava: “Questa è una giornata speciale. Mia madre ci ripeteva che dobbiamo impegnarci a diventare santi“. Un messaggio che anche monsignor Nostro, nell’omelia, continua a rilanciare ai credenti: “Siamo utili gli uni agli altri, rendiamo feconda questa terra“.

Il ricordo di una mattina di luce e commozione

È l’alba del primo novembre del 2009“, scriveva il biografo Vincenzo Varone. “Sotto il cielo di Paravati, alle 5.15 del mattino, Natuzza Evolo, circondata dai suoi cari e dai padri spirituali don Pasquale Barone e padre Michele Cordiano, si congeda dal mondo per intraprendere il viaggio verso la Casa del Padre“.

Con lei, raccontava Varone, “il Cuore Immacolato di Maria, San Pio da Pietrelcina e San Francesco di Paola, i compagni dei suoi colloqui e della sua missione di conforto ai sofferenti”. La sera precedente, si sapeva già che la “Mamma” di Calabria non avrebbe superato la notte. Ma per il suo popolo, quel giorno di dolore è diventato anche giorno di speranza: la certezza che Natuzza veglia dal cielo su chi continua a invocarla con fede.

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