22 Maggio 2025
19.1 C
Calabria

‘Ndrangheta a Guardavalle, gli affari dei Gallace e le estorsioni a Catanzaro nelle dichiarazioni dei pentiti

Discoteche in mano alle cosche per lo spaccio di droga, il commerciante che "ai Gallace aveva fatto il pacco due o tre volte" nei nuovi verbali confluiti nell'inchiesta della Dda su mafia e politica

La faida dei boschi dopo l’omicidio Vallelunga, gli affari sul Porto di Soverato, gli imprenditori vessati dalla ‘ndrangheta e discoteche affidate alle cosche per spacciare droga nelle vesti da buttafuori per non dare nell’occhio. Emergono nuovi dettagli sulla cosca Gallace di Guardavalle nelle trascrizioni dei verbali di due collaboratori di giustizia, atti confluiti nell’inchiesta della Dda di Catanzaro, che mira a far luce sul traffico di droga, armi e voto di scambio nella fascia Jonica Catanzarese e che ha portato il 29 gennaio scorso a 57 indagati e a 44 arresti tra politici ed esponenti di spicco della cosca Gallace. Particolari che emergono dalle domande poste dei magistrati antimafia Vincenzo Capomolla e Debora Rizza ai collaboratori di giustizia Gianni Cretarola e Santino Mirarchi.

Le dichiarazioni di Cretarola   

“Le mie conoscenze della cosca Gallace avvengono nel periodo di detenzione passata nel carcere di Sulmona in merito alla problematica che stavamo avendo nel territorio del Soveratese inerente la faida dei boschi dopo l’omicidio di Vallelunga”. Gianni Cretarola riferisce di essere venuto a conoscenza, confrontandosi con i suoi ex compagni di cosca, che i Gallace stavano sponsorizzando le famiglie Iozzo e Chiefari, i quali intendevano travalicare i confini di ‘ndrangheta per esercitare la loro influenza sul territorio di Soverato. “In particolare c’era il progetto del Porto di Soverato, c’era la famosissima Trasversale delle Serre, l’omicidio di Carmelo Novella a Milano e Massimiliano Sestito che era il mio capo società aveva confidato a Peppone Sergi, che era stata una decisione avvenuta all’interno dello stesso clan”.

La guerra dei confini

Il pentito parla dei timori di Sestito di essere colpito da un appartenente della cosca Gallace nel periodo di detenzioni di semilibertà, obbligando Cretarola ad accompagnarlo la sera armato in carcere: “A differenza di Fiorito Procopio che riteneva che a travalicare i confini nel Soveratese fosse la famiglia Iozzo-Chiefari, Sestito ha sempre compreso fin da subito che c’era l’influenza del Reggino in quel territorio”. Cretarola riferisce di non aver conosciuto direttamente i Gallace, ma la cosca Soveratese entrati a far parte della sua copiata. Ricorda il figlio di Nicola Chiefari, Antonio di Torre di Ruggero, che si incontrava con Sestito per la spartizione dei soldi per i lavori sulla Trasversale delle Serre. Spartizione deliberata da Damiano Vallelonga all’epoca ancora in vita che aveva presieduto una riunione di ‘ndrangheta.  “A queste riunioni- precisa il pentito partecipavano gli Iozzo, Chiefari, Michele Lentini, Fiorito Procopio, Vittorio Sia, all’epoca ancora in vita e qualcuno dei fratelli Bruno, che già in quella circostanza erano stati inquadrati come doppiogiochisti da Massimo Sestito. Tra l’altro i Chiefari erano possibili nostri obiettivi in quanto avversari”. 

Discoteche in mano alla ‘ndrangheta e il timore dei carabinieri

“Dal 2006 fino all’arresto ho avuto a che fare con Domenico Vitale, Vincenzo Gallace, il fratello di Domenico Vitale che non mi ricordo come si chiama però li chiamano di soprannome i gemelli. Hanno una casa a Guardavalle Marina. Loro avevano un bar, là prima al bivio ai passaggi a livelli si davano gli appuntamenti, per rifornirmi di droga e altro”. Il collaboratore di giustizia Santino Mirarchi parla ai pm della Dda di Catanzaro dell’esistenza di una struttura lungo la strada che porta a Guardavalle Superiore dove avvenivano gli incontri tra i Gallace, i Bellocco  e gli Strangi e della forza dei Gallace nelle zone balneari di Soverato, dove vengono sguinzagliati ragazzi. “Hanno dei ragazzi che proprio d’estate se ne vanno sul lungomare a vender la droga al dettaglio. Nelle discoteche hanno proprio i ragazzi che la gestiscono tutta loro. Questi operano all’interno delle discoteche soprattutto nel periodo estivo, molti di loro per non dare nell’occhio fanno i buttafuori per giustificare la loro presenza legalmente”. I Gallace, a detta del pentito, si riforniscono di droga dai Mancuso, dagli Strangi e dai Ballecco. Droga pesante dai 40 ai 50 chilogrammi di cocaina lavorata a Guardavalle, dove la tagliano e ci mettono il timbro : “Mico (Gallace ndr) si è comprato la pressa, ha pure i formini, vedete che la pressa sapete dove ce l’ha? Vi dico pure dove ce l’ha, perché lui la taglia dove ha le mucche, la taglia in un pantalone 10, 15 pacchi tutti insieme e poi se la porta a casa. Lui ha anche le telecamere, hanno pure lo stabilimento non di loro proprietà, però lo gestiscono a livello estorsivo, hanno la fobia dei carabinieri, è difficile che li incontrate in mezzo alla via con il pregiudicato che si fanno fermare, vanno sempre nascosti in mezzo agli olivari. Fino a un chilo di cocaina Domenico me la dava, ma per due serviva l’autorizzazione, perché la dovevo pagare”.

L’imprenditore di Catanzaro “che aveva fatto il pacco” a Gallace

Riferisce di un episodio che vede coinvolti il titolare di un’officina autorizzata a Catanzaro Lido e suo figlio, “rei” di non aver pagato la droga tempestivamente. “ Gli avevano fatto il pacco due o tre volte a questo dei Gallace, Domenico quello della pizzeria e dava al padre piano piano i soldi. Questo Domenico Vitale gli avevo detto qualunque droga che andava a Catanzaro doveva chiedere l’autorizzazione a lui perché già questo gli aveva fatto il pacco una volta per raccogliere questi soldi e quindi quando volevano un quantitativo grosso doveva chiedere l’autorizzazione sua”. Riferisce agli inquirenti sulle estorsioni per conto di Vincenzo Gallace ad un imprenditore nel settore edile di Catanzaro, che si rivolgeva allo stesso Mirarchi per paura di parlare con Gallace e per stare tranquillo gli diede 1.600 euro, aggiungendo che un altro esponente dei Gallace: “non ricordo il nome”, pur avendolo riferito in altri interrogatori, estorceva e minacciava un altro imprenditore di Catanzaro specializzato negli alimenti. 

Calabria 7 su WhatsApp

ARTICOLI CORRELATI

RUBRICHE

La sezione investigativa di C7. Una finestra sui casi più scottanti: dossier, reportage inediti, retroscena giudiziari sulla ‘ndrangheta e sul potere oscuro che muove la Calabria.

Approfondimento critico sulle problematiche calabresi, con denunce sociali, reportage d’impatto e analisi autentiche di eventi.

Rubrica bisettimanale per semplificare concetti di finanza personale, orientando scelte consapevoli.

Analisi politica oggettiva di temi locali, regionali e globali, decodificando strategie, poteri e dinamiche complesse.

Questa sezione si occupa di analisi sul quadro politico regionale, con interviste ai protagonisti della scena pubblica.

Racconti autentici di Calabria, tra tradizioni, personaggi, luoghi, eventi straordinari, per valorizzare cultura e resilienza del territorio.

Rubrica dove si analizzano le tecniche e strategie con focus su Cosenza e Catanzaro, scritta dall’esperto Michele Marturano.