La popolazione residente in Calabria al 31 dicembre 2023 è di 1.838.568 persone, pari appena al 3,1% di quella italiana. Si tratta di 8.042 abitanti in meno rispetto al 2022 (-0,4%). Il calo non è episodico ma si inserisce in un trend storico ben definito: la Calabria contava circa 2 milioni di residenti nel 2000, scesi a circa 1,96 milioni intorno al 2010. In altri termini, la regione ha perso all’incirca 160 mila abitanti in poco più di vent’anni.
Nuovo record di denatalità
Le cause di questo spopolamento sono molteplici. Il saldo naturale è fortemente negativo: nel 2023 si è registrato un nuovo record di denatalità, con appena 13.282 nati (169 in meno del 2022) a fronte di circa 22 mila decessi. Il tasso di natalità è crollato al 7,2%, ben al di sotto del tasso di mortalità (11,9‰). In Calabria, come nel resto d’Italia, muoiono molte più persone di quante ne nascano, e il ricambio generazionale è saltato. Non sorprende quindi che l’età media continui a salire, passando da 45,7 a 46,0 anni in un solo anno.
La mappa provincia per provincia
A livello territoriale, il calo demografico interessa tutte le province calabresi. In termini assoluti la flessione maggiore nel 2023 è nella provincia di Reggio Calabria (-3.546 residenti), seguita da Cosenza (-2.064) e Catanzaro (-1.362). In termini relativi spiccano il crollo di Reggio Calabria (-0,7%) e di Crotone (-0,5%), mentre Vibo Valentia limita le perdite allo 0,2%. Queste cifre equivalgono a paesi interi che scompaiono ogni anno: -0,7% in un anno significa che in cinque anni, senza inversioni di tendenza, la provincia reggina perderebbe quasi il 3,5% della sua popolazione.
Fuga dei giovani: l’esodo generazionale continua
Oltre al deficit di nascite, a svuotare la Calabria è l’emigrazione massiccia, soprattutto dei più giovani. Il saldo migratorio interno (gli spostamenti tra regioni italiane) nel 2023 è di -10.010 unità: in pratica 10 mila calabresi hanno lasciato la regione per altre zone d’Italia, a fronte di pochissimi arrivi dal resto del Paese. Si tratta in gran parte di giovani in età lavorativa o di studio, diretti soprattutto verso il Centro-Nord. Ogni giorno decine di ragazzi salutano famiglie e amici e salgono su un treno o un aereo per Milano, Bologna, Roma, in cerca di opportunità che al Sud mancano. Il fenomeno è talmente strutturale che il Presidente Mattarella di recente ha lanciato l’allarme: “Tanti, a malincuore, lasciano la terra d’origine, accentuando un rischio di spopolamento che andrebbe frenato”.
Questo esodo ha assunto proporzioni impressionanti nell’ultimo decennio. Secondo un report della CGIA di Mestre, in dieci anni hanno emigrato dalla Calabria circa 100 mila giovani tra i 15 e i 34 anni. È come se un’intera città di ragazzi fosse sparita dalla regione nel giro di pochi anni. I cervelli e le braccia migliori del Sud alimentano così la forza lavoro del Nord Italia o dell’estero, mentre i paesi d’origine si spopolano e invecchiano ulteriormente. “Profughi del lavoro”, li definisce amaramente l’Istat nel rapporto BES, evidenziando come la Calabria continui a svuotarsi di capitale umano qualificato.
Da notare che l’emigrazione verso l’estero, invece, ha un saldo positivo per la Calabria: nel 2023 il saldo migratorio con l’estero è di +10.590 (più immigrati dall’estero di quante siano le partenze). Sono soprattutto stranieri che arrivano – spesso manodopera o famiglie ricongiunte – ma anche rientri di calabresi dall’estero. Questo apporto, però, non basta a compensare le perdite interne: i nuovi arrivi dall’estero colmano appena in parte l’esodo verso il Nord Italia. Il risultato netto è comunque negativo e la popolazione complessiva diminuisce, come visto, di oltre 8 mila unità.
Comuni in perdita: Reggio e Catanzaro giù
Il censimento permanente 2023 consente di analizzare nel dettaglio l’andamento demografico di ciascun comune calabrese. Nel 2023 ben 320 comuni su 404 hanno perso residenti, mentre solo 84 hanno registrato un aumento (in gran parte dovuto a movimenti anagrafici o immigrazione). In termini assoluti, nessun centro ha pagato un tributo demografico più alto di Reggio Calabria (il capoluogo metropolitano), che ha visto 1.502 abitanti in meno in un solo anno. Anche Catanzaro cala sensibilmente (-740 residenti nel 2023), così come Crotone (-386) e diversi altri centri medio-grandi. Il fenomeno non risparmia i borghi dell’entroterra: ad esempio Acri (-312) e San Giovanni in Fiore (-210) guidano le perdite nell’entroterra cosentino. La logica è chiara: più abitanti un comune aveva, più ne perde in valore assoluto, proseguendo uno spopolamento diffuso sia nelle città sia nei paesi.
Nicotera in controtendenza
Fa eccezione qualche rarissimo caso di crescita locale. Nicotera, nel Vibonese, segna il maggiore incremento assoluto: +605 residenti nel 2023, pari a un balzo di oltre il 10% in dodici mesi. Anche centri del Cosentino come San Lucido (+514, +8%) e Longobardi (+357, addirittura +14%) hanno visto incrementi sorprendenti. Dietro questi numeri possono esserci trasferimenti di residenza anagrafica concentrati (ad esempio l’arrivo di nuclei familiari da fuori, programmi di accoglienza o il “ritorno” in anagrafe di persone prima non registrate). Longobardi, in provincia di Cosenza, è il comune con la crescita relativa più alta di tutta la regione (+14,1%), mentre il calo più pesante in termini percentuali si rileva a Roccaforte del Greco (RC), -7,3% in un anno. Si tratta di piccoli borghi (Longobardi circa 2.900 abitanti, Roccaforte appena 446) dove bastano poche decine di persone in più o in meno per far oscillare le percentuali.
Va sottolineato però che la geografia dello spopolamento colpisce soprattutto l’interno montano e molti centri agricoli. Quasi un terzo dei calabresi (32%) vive in comuni fino a 5 mila abitanti – spesso in aree svantaggiate – e queste comunità arretrano anno dopo anno. In parallelo, le città maggiori non brillano: oltre un quarto della popolazione (28,1%) risiede nei 6 comuni con più di 50 mila abitanti (Reggio Calabria, Catanzaro, Corigliano-Rossano, Lamezia Terme, Cosenza, Crotone), ma nessuno di essi cresce. Reggio Calabria rimane la città più popolosa (169.679 abitanti) ma è in rapido declino. Corigliano-Rossano e Lamezia Terme si attestano attorno ai 70-75 mila abitanti ciascuna, anch’essi in lieve calo. La tendenza generale vede i capoluoghi perdere popolazione a favore dei comuni dell’hinterland costiero, dove alcune micro-crescite (come quelle citate) rappresentano l’eccezione che conferma la regola di una Calabria in contrazione demografica.
I comuni più vecchi e più giovani: il divario generazionale
Non tutti i territori subiscono allo stesso modo l’invecchiamento della popolazione. Il comune più “vecchio” della Calabria è Carpanzano (CS), un borgo montano con un’età media di ben 59,4 anni. Quasi un record nazionale, segno che a Carpanzano restano principalmente anziani (pochissimi i giovani e i bambini). Platì (RC) è invece il comune più “giovane”, con un’età media di appena 37,2 anni – quasi 9 anni in meno rispetto alla media regionale. Platì, realtà aspromontana nota per altre problematiche, presenta un’eccezionale percentuale di bambini e ragazzi rispetto agli anziani, almeno nel confronto con il resto della regione.
Queste punte statistiche raccontano due Calabrie estreme: da un lato borghi spopolati dove sopravvivono solo gli anziani, dall’altro rare sacche di popolazione più giovane (spesso legate a tassi di natalità più alti in passato o a particolari dinamiche familiari). L’età media regionale è di 46,0 anni, già superiore alla media italiana, ma il dato medio nasconde variazioni enormi a livello locale. Ad esempio, in provincia di Cosenza e Catanzaro l’età media supera i 46 anni, mentre Reggio Calabria e Crotone risultano “più giovani” (45,5 e 44,6 anni di media rispettivamente) grazie a una maggiore presenza di famiglie giovani e, nel caso reggino, anche immigrati di recente insediamento.
Di seguito alcuni primati demografici registrati nel Censimento permanente 2023 in Calabria:
Primato demografico (2023) | Comune | Valore |
---|---|---|
Comune più anziano (età media) | Carpanzano (CS) | 59,4 anni |
Comune più giovane (età media) | Platì (RC) | 37,2 anni |
Maggior calo di residenti (2023) | Reggio di Calabria (RC) | –1.502 abitanti |
Maggior aumento di residenti (2023) | Nicotera (VV) | +605 abitanti |
Incidenza stranieri più alta | Camini (RC) | 22,8% della popolazione |
Alcuni record demografici nei comuni della Calabria (dati Istat, Censimento permanente 2023).
Stranieri in crescita: 100 mila nuovi calabresi, ma solo il 5%
Una delle poche note positive nel bilancio demografico calabrese è la crescita, seppur lenta, della popolazione straniera. Gli stranieri residenti censiti al 2023 sono 99.907 – in aumento di 2.845 unità rispetto al 2022 – e rappresentano il 5,4% della popolazione regionale. Si tratta di quasi 100 mila “nuovi calabresi”, una presenza ancora esigua (in Italia la media di stranieri è quasi il doppio, ~10% della popolazione) ma che negli ultimi anni ha contribuito a mitigare in parte lo spopolamento. La Calabria resta comunque una delle regioni italiane con minor incidenza di stranieri, segno di una minore attrattività economica anche verso i migranti.
La comunità straniera più numerosa in Calabria è quella rumena (26,2%), seguita dalla marocchina (15,0%) e dall’ucraina (7,0%). Sono presenti immigrati da ben 155 nazioni diverse, a testimonianza di un mosaico migratorio eterogeneo. Cosenza è la provincia che accoglie il maggior numero di stranieri (oltre 36 mila, il 5,4% del totale provinciale), grazie anche alla presenza di imprese agricole e attività commerciali che richiamano manodopera estera. Reggio Calabria presenta invece la percentuale più alta di stranieri sul totale provinciale (5,8%), complice la presenza nel reggino di comunità storiche e di sbarchi di richiedenti asilo negli ultimi anni. Vibo Valentia è la provincia meno “internazionale” (solo il 4,7% di stranieri), probabilmente per la scarsità di distretti produttivi attrattivi.
A livello di singoli comuni, colpiscono alcuni casi di paesi quasi “salvati” dagli immigrati. A Camini (RC) – piccolo borgo della Locride noto per progetti di accoglienza – quasi un abitante su quattro è straniero (22,8%), la percentuale più alta in regione. Anche Sant’Alessio in Aspromonte (RC) supera il 20% di residenti stranieri, sebbene in valori assoluti si parli di poche decine di persone. Gizzeria (CZ), importante centro agricolo, conta oltre 800 stranieri (16% della popolazione) soprattutto impiegati nell’agricoltura intensiva della Piana di Lamezia. In molti paesi dell’entroterra, l’arrivo di famiglie straniere (spesso giovani e con figli) rappresenta l’unico argine allo spopolamento totale: ripopolano scuole, aprono attività e comprano case che altrimenti resterebbero vuote. Tuttavia, questi numeri sono ancora esigui su scala regionale e non invertono il declino complessivo. Gli immigrati trovano in Calabria condizioni economiche difficili, tanto che non di rado anch’essi, dopo qualche anno, si trasferiscono altrove (Nord Italia o altri paesi UE) seguendo il medesimo flusso emigratorio dei calabresi.
Un quadro allarmante: rischio catastrofe sociale
il censimento permanente 2023 fotografa quindi una Calabria in sofferenza demografica acuta: meno abitanti, più anziani, giovani che partono, culle vuote. La tenuta sociale futura è a rischio: meno popolazione significa meno forza lavoro, meno economia, meno servizi. “Rischio catastrofe sociale”, ha avvertito un noto accademico calabrese parlando dello spopolamento. Finora, l’unico freno al declino è l’arrivo di nuove famiglie migranti – italiane di ritorno o straniere – che portano linfa giovane. Ma senza un cambio di rotta deciso nelle politiche per il lavoro, per la natalità e per lo sviluppo, la Calabria rischia di ritrovarsi con sempre meno calabresi. E a essere in gioco non sono solo dei numeri, ma il futuro stesso di questa terra.