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18 Dicembre 2025
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Mezzogiorno a due velocità: la Zes Unica premia chi è già forte, mentre la Calabria resta marginale

Secondo Mariaelena Senese, segretario generale della Uil Calabria, nonostante gli incentivi fiscali e le opportunità offerte dalla ZES, la Calabria fatica ad attrarre investimenti e posti di lavoro

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“La ZES Unica doveva portare investimenti e lavoro anche nei territori più fragili. In Calabria, invece, i numeri certificano un insuccesso: a parità di fiscalità di vantaggio con le altre regioni del Mezzogiorno, la regione resta marginale nelle autorizzazioni, negli investimenti attivati e nelle ricadute occupazionali. Non è un dettaglio statistico, ma un segnale politico ed economico chiaro: la ZES, così com’è disegnata e applicata, non sta riequilibrando i divari, li sta consolidando”. Lo afferma Mariaelena Senese, segretario generale della UIL Calabria.

La Calabria nel contesto del Mezzogiorno

Al 30 giugno 2025, le autorizzazioni uniche in Calabria erano appena 32, su un totale del Mezzogiorno di 687, pari al 4,7%. Aggiornando i dati al 3 novembre 2025, si registra un aumento a 42 autorizzazioni, ma il peso relativo resta basso rispetto alle 865 autorizzazioni complessive nel Sud.

La Campania conta 308 autorizzazioni, la Puglia 164 e la Sicilia 100, mentre la Calabria, pur superando regioni più piccole come Basilicata e Molise, resta in una fascia medio‑bassa, non di traino per lo sviluppo regionale.

Investimenti e ricadute occupazionali insufficienti

Gli investimenti associati alle autorizzazioni calabresi ammontano a 168,9 milioni di euro, meno del 5% dei 3.722,8 milioni complessivi del Mezzogiorno. Le ricadute occupazionali sono altrettanto limitate: appena 530 posti, circa il 4% dei 12.758 posti complessivi.

Questo dimostra che non è solo la quantità di progetti a essere insufficiente, ma anche la massa finanziaria attivata e l’impatto sul lavoro, incapace di ridurre la disoccupazione e l’inattività, tra le più alte in Italia.

Criticità infrastrutturali e contesto sfavorevole

Nonostante le agevolazioni fiscali e il credito d’imposta ZES siano uguali per tutte le regioni, la Calabria resta svantaggiata a causa di infrastrutture e servizi poco competitivi. Porti e retroporti meno efficienti, collegamenti ferroviari e autostradali carenti, servizi alle imprese e alla persona poco sviluppati, e ecosistemi industriali meno densi penalizzano fortemente la regione.

Gli investitori preferiscono territori con un contesto competitivo migliore, come Napoli–Caserta, Bari–Taranto o l’asse catanese, dove infrastrutture, servizi e filiere esistenti facilitano l’avvio dei progetti.

Il rischio di amplificare i divari territoriali

Il comportamento delle imprese è razionale: con aliquota fiscale uguale, contano servizi pubblici locali, aree industriali attrezzate, logistica, capitale umano e filiere esistenti.

Così, la ZES rischia di amplificare i divari territoriali: le regioni già più dotate attraggono la maggior parte delle autorizzazioni, mentre alla Calabria restano pochi investimenti frammentati e limitate ricadute occupazionali.

Un Mezzogiorno a due velocità

Si delinea un Mezzogiorno a due velocità, dove i flussi di investimento si concentrano altrove e la Calabria resta un’area agevolata sulla carta, poco scelta dal mercato.

Secondo Mariaelena Senese, segretario generale della UIL Calabria, il rischio è che i divari territoriali si consolidino ulteriormente, privando la regione di opportunità concrete di sviluppo e occupazione.

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