3 Dicembre 2025
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Ponte sullo Stretto, il Governo valuta una nuova delibera Cipess dopo lo stop della Corte dei Conti: rischio infrazione

L’ipotesi di riscrivere l’atto allunga i tempi e rende irrealistica l’apertura dei cantieri entro l’estate. Palazzo Chigi punta a evitare una nuova gara sul progetto Eurolink del 2003

Si è svolto a Palazzo Chigi il confronto urgente sul Ponte sullo Stretto, convocato all’indomani della decisione con cui la Corte dei conti ha respinto la delibera Cipess da 13,5 miliardi destinata all’opera. A presiedere il vertice è stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, affiancato dai rappresentanti del Dipartimento per la programmazione economica, da tecnici del Ministero delle Infrastrutture, da funzionari degli Affari europei, del Ministero dell’Economia, dell’Ambiente, oltre ai vertici della società Stretto di Messina.

L’incontro si è concentrato sulle criticità evidenziate dai magistrati contabili: documentazione ritenuta insufficiente a supporto della dichiarazione di pubblica utilità dell’opera, dubbi sul rispetto delle direttive europee ambientali e sugli appalti, insieme all’assenza dei pareri del Consiglio superiore dei lavori pubblici e dell’Autorità dei trasporti. Elementi che hanno portato alla mancata registrazione dell’atto.

La strada verso una nuova delibera

Secondo quanto riferito da diversi partecipanti al tavolo tecnico, la linea condivisa sarebbe ormai tracciata: il governo intenderebbe procedere alla stesura di una nuova delibera, più completa e corredata da ulteriori relazioni tecniche. Una scelta che comporterebbe l’abbandono definitivo dell’ipotesi di registrazione “con riserva” dell’atto bocciato.

La conseguenza immediata è un rallentamento dell’iter, che rende impossibile l’obiettivo – più volte indicato dal ministro Matteo Salvini – di aprire i cantieri entro l’estate. Allo stesso tempo, però, la riscrittura della delibera è considerata l’unica via per evitare ulteriori stop che potrebbero far scattare la necessità di bandire una nuova gara internazionale, scenario che il governo vuole scongiurare per mantenere in Italia la regia dell’opera considerata strategica.

Il nodo del costo rogetto è profondamente cambiato rispetto alla gara del 2003, vinta dal consorzio Eurolink, quando era previsto un apporto privato molto più consistente. Oggi il finanziamento ricadrebbe quasi totalmente sul bilancio dello Stato.

I tecnici del Mit e di Palazzo Chigi ritengono però che, per evitare una procedura d’infrazione per violazione delle regole sulla concorrenza, potrebbe essere sufficiente mantenere l’incremento dei costi entro il 50% rispetto al progetto originario. Una soglia che permetterebbe di non invalidare l’affidamento del 2003.

La società Stretto di Messina, raggiunta ieri, definisce “prematura l’individuazione del percorso da seguire”, spiegando che “sono in corso riunioni tecniche”. Anche la Spa, tuttavia, aveva sempre auspicato una registrazione piena dell’atto, non condizionata.

 La reazione politica: “Il governo ammette l’insostenibilità dell’opera”

Sul fronte politico, alle tensioni tecniche si aggiunge la dura critica dell’opposizione. La senatrice del Movimento 5 Stelle, Ketty Damante, attacca l’esecutivo all’indomani della riunione a Palazzo Chigi. “Alla fine, Salvini e il governo si sono arresi all’evidenza – scrive Damante – il Ponte non rispetta nessun criterio, né ambientale né progettuale, tantomeno quelli Ue. L’opera tiene ferme risorse per quasi 14 miliardi del Fondo sviluppo e coesione”. La parlamentare aggiunge: “Da rifare la delibera Cipess, nessuna inaugurazione né a gennaio né in estate. Sullo sfondo, il rischio infrazione per aver utilizzato il progetto del 2003 senza rifare la gara. E conclude chiedendo che “si restituiscano i fondi Fsc sottratti al Sud per inseguire le manie di grandezza di Salvin”.

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