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21 Dicembre 2025
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Appello Rinascita Scott, dissequestrata l’azienda dei coniugi Cichello: soddisfazione della difesa

La Corte d’Appello di Catanzaro dispone il dissequestro dell’autosalone Superauto. Per i legali si chiude un capitolo durato oltre vent’anni

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All’esito della lettura del dispositivo della sentenza del giudizio di Appello del processo “Rinascita Scott”, la Corte d’Appello di Catanzaro – sezione I penale ha disposto il dissequestro dell’attività aziendale “Superauto”, riconducibile ai coniugi Domenico Cichello e Angela Pititto.

Una decisione che, secondo la difesa, pone fine a una lunga vicenda giudiziaria legata al sequestro del patrimonio aziendale, più volte disposto e successivamente revocato nel corso degli anni.

La soddisfazione della difesa

A commentare il provvedimento sono gli avvocati Pietro Chiodo e Marco Gemelli, difensori di Domenico Cichello, che parlano di un primo significativo risultato. “La prima opera di giustizia è stata compiuta prima dai giudici di legittimità e poi da quelli del doppio grado di giudizio”, dichiarano i legali, sottolineando come il dissequestro rappresenti il riconoscimento delle tesi difensive sostenute nei vari gradi di giudizio.

Il richiamo alla Cassazione e ai principi di diritto

La decisione della Corte d’Appello si inserisce nel solco tracciato dalla Corte di Cassazione, che con una pronuncia dell’8 maggio 2025 aveva annullato con rinvio un’ordinanza del Tribunale di Vibo Valentia – sezione misure reali – per carenze motivazionali sul periculum in mora richiesto dall’articolo 321 del codice di procedura penale.

Secondo la difesa, il sequestro preventivo non può trasformarsi in uno strumento vessatorio e deve rispettare i principi costituzionali di presunzione di non colpevolezza, tutela della proprietà privata e proporzionalità della misura cautelare reale.

Le contestazioni sulle fonti collaborative

Nel corso dei ricorsi, gli avvocati Chiodo e Gemelli hanno inoltre evidenziato, secondo quanto riportato nel comunicato, contraddizioni e incongruenze nelle dichiarazioni di alcune fonti collaborative, ritenute non idonee a dimostrare una presunta infiltrazione mafiosa nel patrimonio aziendale dei coniugi Cichello.

La difesa ha inoltre sostenuto la provenienza lecita delle risorse economiche utilizzate per il riavvio dell’attività commerciale dopo i precedenti dissequestri, richiamando documentazione contabile e perizie già acquisite in altri procedimenti.

Prescrizione e disparità di trattamento

Ulteriori rilievi hanno riguardato la prescrizione del reato di trasferimento fraudolento di valori e la presunta disparità di trattamento rispetto ad altri coimputati, per i quali – secondo la difesa – sarebbero stati adottati provvedimenti di segno opposto in situazioni analoghe. Aspetti che, secondo i legali, dovranno essere definitivamente valutati nel giudizio di legittimità.

“Ora attendiamo la Cassazione”

“La seconda e risolutiva opera di giustizia – concludono gli avvocati – dovrà arrivare dalla Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi su una sentenza d’Appello la cui motivazione si annuncia complessa, alla luce delle gravi contraddizioni emerse nel dibattimento”.

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