× Sponsor
3 Dicembre 2025
9.6 C
Calabria
spot_img
spot_img

Uccisa con 28 coltellate e gettata tra gli scogli a Pietragrande, condanna definitiva per ex amante reo confesso

La prima sezione della Corte di cassazione ha accolto la richiesta delle parti civili per l'imputato accusato di omicidio aggravato e occultamento di cadavere

Nessun colpo di scena, nessun annullamento con rinvio per Sergio Giana, il 41enne residente a Badolato, reo confesso, accusato dell’ omicidio e di occultamento di cadavere della sua ex amante Loredana Scalone, originaria di Girifalco e residente a Stalettì, uccisa il 23 novembre del 2020 alla Scogliera di Pietragrande, nel Catanzarese, con 28 coltellate, inferte con una crudeltà inaudita, dopo aver consumato con lei un rapporto sessuale. Diventa quindi definitiva la condanna a 25 anni di carcere sentenziata dalla Corte di appello di Catanzaro, che ha lasciato inalterato il verdetto emesso dal giudice di prime cure. La prima sezione della Corte di cassazione ha respinto il ricorso della difesa dell’imputato come richiesto dal procuratore generale e dagli avvocati di parte civile Arturo Bova, (che ha espresso soddisfazione per l’infondatezza del ricorso) e Antonio Ricupero. I giudici di Piazza Cavour hanno condannato, inoltre, Giana alle spese e agli onorari del giudizio in Cassazione.

La ricostruzione dei fatti 

Secondo le originarie ipotesi accusatorie Sergio Giana aveva concordato con Loredana Scalone, a cui era stato legato da una relazione affettiva, un appuntamento al quale si sarebbe già presentato munito di un coltello da cucina con una lama di 11 centimetri, ritrovato poi sul luogo del delitto e corrispondente al set di posate sequestrate nell’abitazione dell’imputato. L’aveva accompagnata nella casa di due coniugi a Caminia, dove la vittima svolgeva le mansioni di collaboratrice domestica, attendendo che la donna terminasse la sua giornata lavorativa per poi recarsi con lei alla Scogliera di Pietragrande. Dopo aver consumato un rapporto sessuale, l’uomo le avrebbe inflitto ventotto coltellate sul collo, in testa, sul torace e sul dorso, tentando di strangolarla. Poi l’avrebbe sbattuta, verosimilmente, contro gli spuntoni di roccia delle pareti della scogliera, una serie di colpi, che non avevano lasciato via di scampo alla 52enne: Loredana è morta per insufficienza respiratoria acuta con shock emorragico, lacerazioni polmonari e fratture.ln primo grado l’avvocato difensore dell’imputato Salvatore Staiano riuscì a dimostrare l’inesistenza delle aggravanti dei futili motivi e della premeditazione.

Non fu un omicidio programmato

Non fu un omicidio premeditato, perché non fu rilevato un apprezzabile lasso di tempo nell’ideazione dell’omicidio, ritenuto non pianificato, non organizzato e non fu un delitto premeditato: le indagini non consentirono, come rilevato dal giudice nella motivazione della sentenza, perché le indagini non riuscirono ad individuare un preciso movente del delitto. 

Due volte sulla scena del crimine per cancellare le tracce

Giona avrebbe poi nascosto il corpo di Loredana in un’insenatura tra gli scogli a ridosso della Baia di Pietragrande e sarebbe tornato il giorno dopo per ben due volte sulla scena del crimine per pulire le tracce di sangue con la candeggina e cospargerne il corpo con una sostanza melmosa, probabilmente con del cemento per non renderlo visibile e garantirsi l’impunità. Ma la Corte di assise gli aveva concesso le attenuanti generiche, poi confermate dai giudici di appello, dando rilevanza alla confessione dell’imputato, che consentì agli inquirenti di ritrovare il corpo senza vita di Loredana. Con la decisione dei giudici di Piazza Cavour si chiude definitivamente il caso giudiziario su un femminicidio che ha scosso l’Italia intera.

ARTICOLI CORRELATI

ULTIME NOTIZIE