Una forzatura istituzionale. Una manovra politica spregiudicata. Un’elezione regionale anticipata ad arte, fissata per il 12 e 13 ottobre, senza alcun confronto con le minoranze e con un presidente già dimissionario ma ancora in carica. È scontro aperto tra il centrodestra calabrese e i gruppi di opposizione in Consiglio regionale dopo l’annuncio ufficiale del presidente dell’Assemblea Filippo Mancuso, che ha comunicato la data delle elezioni nel corso della Conferenza dei capigruppo. A insorgere sono Mimmo Bevacqua (Pd), Davide Tavernise (M5s) e Antonio Lo Schiavo (Misto), che denunciano apertamente il tentativo del presidente Roberto Occhiuto di piegare le regole democratiche a fini elettorali.
“Una scelta unilaterale, senza confronto”
«Una forzatura istituzionale che conferma l’intenzione di Occhiuto e del centrodestra di piegare le regole democratiche alla propria convenienza elettorale», attaccano i tre capigruppo. «È una decisione presa con sorprendente rapidità, senza alcuna interlocuzione con le opposizioni, che conferma la volontà della maggioranza di anticipare al massimo la consultazione elettorale, comprimendo di fatto tempi e condizioni minime per una piena partecipazione democratica, soprattutto da parte delle forze che non dispongono di rappresentanza parlamentare». Nel mirino delle opposizioni non c’è solo la scelta della data, ma anche il contesto istituzionale squilibrato in cui si svolgerà la campagna.
“Un presidente dimissionario non può gestire la macchina regionale”
A preoccupare Pd, M5s e Misto è la posizione del presidente dimissionario, che – secondo le opposizioni – non dovrebbe più esercitare poteri di indirizzo politico né amministrativo, tantomeno da commissario alla sanità. «Abbiamo inviato una lettera formale all’Avvocatura dello Stato, al Ministero dell’Interno, al Prefetto di Catanzaro e alla Corte d’Appello», spiegano i tre consiglieri.
«Nella lettera ribadiamo che, alla luce di autorevoli pronunce giurisprudenziali e della prassi consolidata, le dimissioni del presidente comportano l’immediata cessazione del mandato e il passaggio delle funzioni al vicepresidente. In nessun caso un presidente dimissionario può continuare a esercitare le prerogative del suo incarico, né tantomeno condurre la campagna elettorale da una posizione di controllo amministrativo».
“Uso distorto delle istituzioni: intervengano le Autorità”
La conclusione è una vera e propria chiamata alle armi istituzionale: «Siamo di fronte a un uso distorto delle istituzioni, che rischia di compromettere la regolarità della fase preelettorale. Per questo ci appelliamo alle autorità competenti affinché intervengano con tempestività, a tutela della legalità e dell’equilibrio democratico nella nostra Regione».





