6 Novembre 2025
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Crisi Telecontact, Talerico denuncia il “downgrade sociale” a causa dello scorporo della rete Tim-FiberCop

Il consigliere comunale di Catanzaro svela il "vero quadro" dietro la dismissione dei servizi di call center: "I lavoratori trattati come una voce di costo da spostare. A rischio 500 posti in Calabria".

Il caso Telecontact a Catanzaro e in Calabria è stato inquadrato in un’analisi dura e circostanziata da parte di Antonello Talerico, consigliere comunale del capoluogo calabrese. Secondo Talerico, la vicenda non è un incidente di percorso, ma il risultato diretto di una strategia aziendale più ampia: “TIM, dopo lo scorporo della rete nel 2024-25 e la partecipazione pubblica in FiberCop, ha imboccato la strada del solo core business: tenere la parte più pregiata e mollare tutto il resto per fare cassa“. L’accusa centrale è che, mentre l’azienda sistema i bilanci, “i lavoratori vengano trattati come una voce di costo da spostare di colonna”.

La parabole dello scorporo e la “geometria variabile” della rete

Talerico traccia l’origine della crisi agli inizi degli anni 2000, quando la “privatizzazione selvaggia trasformò un campione mondiale in un gigante con i piedi d’argilla”. L’attuale problematica ruota attorno allo scorporo della rete con CDP, che ha creato due aziende, una commerciale (TIM) e una tecnica (FiberCop). L’aspetto che solleva interrogativi è che la parte tecnica, a partecipazione statale, pur avendo assorbito gran parte del personale, gestisce la rete solo “ufficialmente per tutti”. Talerico chiede chiarezza sui soggetti non confluiti in FiberCop, come Open Fiber e Infratel: “Domanda che resta aperta e che qualcuno, in Parlamento e al Governo, deve finalmente spiegare. Basta zone grigie”.

Il rischio downgrade: da Spa a Srl senza paracadute

Oggi, Telecontact rientra nel perimetro di TIM (marketing e servizi), ma un precedente processo di “internazionalizzazione”, voluto dall’ex amministratore delegato tra il 2023 e il 2024, aveva portato a numerosi esodi “volontari” di operatori di call center verso TIM o FiberCop. Questo progetto, però, è stato bloccato dal nuovo management, alimentando il sospetto che si voglia arrivare a un perimetro aziendale “snello” da mostrare ai mercati. Talerico mette in guardia: “Se la risposta è sì, non si pensi di far pagare il conto a dipendenti che oggi si vedono scivolare da una Spa a una Srl”. Il rischio è che una Srl possa non offrire garanzie tra due anni, trasformando la situazione in un “downgrade sociale“.

Soluzioni e l’impegno istituzionale della Calabria

Il consigliere di Catanzaro esorta le istituzioni a intervenire immediatamente, sottolineando che lo Stato non può essere spettatore quando i cittadini rischiano di perdere tutele. Riferendosi al coinvolgimento regionale, Talerico ha confermato che il Presidente Occhiuto, “sensibile alle politiche del lavoro”, terrà un primo incontro con il Sindaco di Catanzaro la prossima settimana. Il Consigliere ha poi proposto un pacchetto di soluzioni concrete:

Clausole Sociali negli Appalti: Obblighi di riassorbimento del personale in caso di cambio appalto, da inserire nei contratti di TIM e delle società a partecipazione pubblica.

Trasparenza sulla Rete: Una relazione pubblica e con dati chiari sulle ragioni per cui pezzi di rete e di personale siano a “geometria variabile” tra FiberCop, Open Fiber e Infratel.

Tavolo Permanente a Catanzaro: Istituzione di un tavolo vincolante con Prefettura, Regione, sindacati e azienda per monitorare la situazione.

Sanzioni e Penalità: Decadenza automatica dei contratti e penali in caso di mancato rispetto degli impegni da parte delle società subentranti.

L’appello: “Non si calpestano le persone”

Talerico ha ricordato che perdere circa 500 posti di lavoro in Calabria aprirebbe una “nuova crisi sociale ed economica”. Ha elogiato la capacità del Governo regionale di aver già risolto casi analoghi, citando l’impegno e la collaborazione del segretario generale Andrea Ranieri della Uilcom Uil Calabria. Rivolgendosi al sindaco Fiorita, ha affermato che non occorrono “mozioni o altre inutili formalità per concentrare l’attenzione” sulla vertenza. La conclusione è netta: “A TIM dico: i conti si sistemano senza calpestare le persone. A Telecontact dico: niente scorciatoie. E ai lavoratori, una promessa: laddove non arriverà la politica, arriveremo con i tribunali!

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