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Tumore al polmone, la svolta si chiama tarlatamab: con la nuova molecola la sopravvivenza raddoppia

Si tratta della prima volta che questa tecnologia, già impiegata nei tumori del sangue, viene applicata con successo ai tumori solidi

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Un’importante svolta nella lotta contro il carcinoma polmonare a piccole cellule (Sclc) arriva dalla molecola sperimentale tarlatamab, protagonista dello studio clinico di fase 3 Dellphi-304, i cui risultati sono stati resi noti oggi al Congresso Asco e pubblicati sul New England Journal of Medicine.

Tecnologia applicata con successo ai tumori solidi

Questa innovativa molecola immunoterapica bispecifica ha dimostrato di estendere la sopravvivenza media dei pazienti da 8,3 a circa 14 mesi, rispetto alla chemioterapia standard, in pazienti già sottoposti a trattamenti precedenti. La caratteristica distintiva di tarlatamab risiede nella sua capacità di collegarsi contemporaneamente alla proteina Dll3, espressa nella maggior parte delle cellule tumorali Sclc (85-96%), e alla proteina Cd3 sui linfociti T, attivando così una risposta immunitaria mirata. Si tratta della prima volta che questa tecnologia, già impiegata nei tumori del sangue, viene applicata con successo ai tumori solidi.

I centri coinvolti nella sperimentazione

Il Sclc è tra le forme più aggressive di tumore al polmone, spesso diagnosticata in fase avanzata e con scarse risposte alle terapie successive alla prima linea. Alla luce dei risultati incoraggianti, la Fda ha concesso a tarlatamab un’approvazione accelerata nel 2024, anno in cui è stata anche inserita da Time tra le “invenzioni dell’anno”. Il carcinoma polmonare a piccole cellule rappresenta circa il 10-15% dei casi di tumore al polmone, con oltre 330.000 nuove diagnosi ogni anno nel mondo, di cui circa 6.000 in Italia. Nel nostro Paese, sono 30 i centri coinvolti nella sperimentazione clinica, con 29 pazienti attualmente arruolati.

“Risultato mai visto prima nel Sclc”

Secondo Charles Rudin del Memorial Sloan Kettering Cancer Center, lo studio “segna un cambio di paradigma per i pazienti con SCLC recidivante”, grazie a “benefici clinici evidenti, anche in contesti di malattia progressiva o resistente”. “Un risultato di questa portata in termini di sopravvivenza, circa 14 mesi, non si era mai visto prima nel Sclc”, ha commentato Federico Cappuzzo, Direttore di Oncologia Medica 2 all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena. “Abbiamo per la prima volta pazienti lungosopravviventi, anche oltre i 3 anni dal trattamento“.

Risultati concreti

Tarlatamab, ha aggiunto Cappuzzo, “è la prima molecola bispecifica ad aver fornito risultati concreti in un tumore solido. Agisce attivando le cellule T del sistema immunitario e indirizzandole contro Dll3, una proteina inesistente nei tessuti sani, rendendola un bersaglio terapeutico altamente selettivo e sicuro“. La sfida ora sarà “integrare al meglio questo farmaco nella pratica clinica“, concludono gli esperti, sottolineando l’importanza dell’apprendimento sul campo.

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